Passa ai contenuti principali

La festa dove il SI suona

Dopo la Festa dell’Oratorio, prima che il mese fosse finito, se ne è tenuta un’altra: la Festa Democratica, organizzata dal PD di Manerbio. All’Area feste di via Duca d’Aosta, si sono succedute quattro serate, dal 21 al 24 luglio 2016. Il programma prevedeva cibo e musica: torta fritta al giovedì, spiedo con polenta e patatine i due giorni seguenti, porchetta alla domenica e i consueti piatti delle sagre (casoncelli, salsicce, taglieri di salumi e formaggi, tagliata di manzo). I bambini erano intrattenuti dai giochi gonfiabili; un paio di bancarelle proponevano crêpes o articoli di hobbistica. In evidenza, non solo il simbolo del PD, ma anche il tricolore italiano. 
            Per quanto riguarda la musica, la prima sera è stata dedicata al piano bar. La seconda ha visto sul palco Dellino Farmer e il suo inconfondibile “rap en dialèt”, modo di piegare la globalizzazione alle tradizioni locali. Accompagnato dallo “Staff mai stöff”, ha cantato la “campagna/compagna”, i “30 piò” che scompaiono costantemente a causa della speculazione edilizia, le bellezze di Offlaga City, termini ricorrenti come “pòtå” e “fés”, il clima locale (con tanto di “messa in rap” della dannunziana “Pioggia nel pineto”). Una satira impietosa è stata dedicata a quello che viene detto TG, che passa (testuali parole) «da una ragazzina accoltellata direttamente al c**o di Belen». Il taglio nostrano non ha impedito a Dellino di inserire nei testi citazioni di autori come Ungaretti e Leopardi. Di poeta, ne ha menzionato uno manerbiesissimo, il compianto Memo Bortolozzi (1936-2010), come incoraggiamento a coltivare la letteratura dialettale.
            Con Dellino, c’era dj Nico di Start to Move, scuola di hip hop. Proprio Nico ha dato una dimostrazione di quest’ultimo tipo di danza, inseparabile dal rap. Più volte, durante la serata, è stato richiamato l’ultimo CD di Farmer, “Riciàpet” (= “svegliati, riprenditi”).
            Il 23 luglio, è stata la volta della serata danzante animata dal Centro Danzarte di Leno. I presenti sono stati invitati in pista, per un po’ di ballo liscio e latinoamericano. A turno, si sono esibiti anche gli allievi della scuola, con esempi (appunto) di ballo liscio, di breakdance e di boogie-woogie. 

            Il 24 luglio, la festa si è conclusa su note di rock acustico, col duo giovanile “I Sus”: Daniele Piovani e Daniel Bulgarini. Hanno riproposto brani dei Queen, dei Beatles (in particolar modo, un brano del “White Album” scritto da John Lennon), del Teatro degli Orrori, di Django Reinhardt, di Jeff Buckley, di Zaz; l’inconfondibile “The Power of Love” dei Frankie Goes to Hollywood, “Masters of War” di Bob Dylan e - per finire - l’“Hallelujah” di Leonard Cohen.
            L’affluenza non è stata oceanica, ma gli organizzatori non hanno comunque risparmiato gli inviti a scegliere SI al prossimo referendum sulla riforma costituzionale: su manifesti, su palloncini, in gazebi. La politica (non) fa festa.

Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 111 (agosto 2016), p. 7.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

Il Cimitero di Manerbio: cittadini fino all'ultimo

Con l'autunno, è arrivato anche il momento di ricordare l' "autunno della vita" e chi gli è andato incontro: i nostri cari defunti. Perché non parlare della storia del nostro Cimitero , che presto molti manerbiesi andranno a visitare?  Ovviamente, il luogo di sepoltura non è sempre stato là dove si trova oggi, né ha sempre avuto le stesse caratteristiche. Fino al 1817, il camposanto di Manerbio era adiacente al lato settentrionale della chiesa parrocchiale , fra la casa del curato di S. Vincenzo e la strada provinciale. Era un'usanza di origine medievale, che voleva le tombe affiancate ai luoghi sacri, quando non addirittura all'interno di essi. Magari sotto l'altare, se si trattava di defunti in odore di santità. Era un modo per onorare coloro che ormai "erano con Dio" e degni a loro volta di una forma di venerazione. Per costituire questo camposanto, era stato acquistato un terreno privato ed era stata occupata anche una parte del terraglio