Parte II: La Regina di Spade
9.
Dopo
che il curioso metodo di Irene aveva fatto toccare con mano a Nilde cosa fosse
“la vigilanza costante”, venne la volta dei primi esercizi tecnici. Per questi,
le due si servivano di bastoni. La katana donata da Michele Ario alla nipote
riposava ancora nel fodero.
La pratica dei lavori domestici
aveva fruttato a Nilde un netto miglioramento della sua manualità. Quella parte
della propria istruzione, poi, non le spiaceva affatto. Quando tornava dalle
lezioni, buttava la cartelletta degli appunti sul letto e riprendeva il bastone
di propria iniziativa, per riprovare le mosse che aveva appreso il giorno
prima.
Tuttavia, Irene non si mostrava
soddisfatta.
«Non
ci siamo!» esordì una sera. «Continui a pensare a tuo zio… e a cosa farai, alla
fine di tutto questo».
Nilde
sussultò. La maestra aveva colto nel segno.
Gli
occhi di quella trentenne piccola e ferrea, affusolati come oscuri ornamenti,
fissarono le pupille della ragazza.
Un ricordo attraversò Nilde: Eternal sunshine
of the spotless mind.
Quel
verso di Alexander Pope, citato a così breve distanza di tempo da lei e dallo
zio. Le ultime parole da lei sentite, prima di quel trauma cranico che aveva
dato inizio alla sua macabra avventura.
«Per
diventare una spadaccina, dovrai dimenticare tuo zio… il vostro patto… i conti
che vi dovete rendere…»
La
voce di Irene diveniva sempre più adamantina.
«Dovrai
dimenticare Nilde».
[Fine seconda
parte]
Pubblicato sul quotidiano on line Uqbar Love (30 giugno 2016).
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