Parte III: Colloqui
3.
Raniero
e Isabella, finalmente, camminavano mano nella mano, bagnandosi nel sole sul
Lungoticino. L’acqua scorreva come argento incandescente; si posava, su di
essa, la sagoma bianca e pittoresca dell’ “Imbarcadero Bar”, il battello
trasformato in locale.
Gli innumerevoli braccialetti della
ragazza tintinnavano, in una sinfonia ingenua. Il suo vaporoso abito bianco le
carezzava le gambe e lei aveva voglia di ridere – così, in un eccesso di vita.
La
mano ossuta di Raniero accompagnava la sua, con una stretta costante e morbida.
I loro passi si sincronizzavano spontaneamente, secondo il proprio interno
metro. Isabella aveva dimenticato Amedeo e le sere passate a fissare la
finestra di lui, ritagliata nell’edificio di fronte. Aveva persino dimenticato
la Lotus, il dottor Ario e la scoperta del suo tentato delitto. Almeno, in quel
momento così le pareva. Guardava verso l’altra, verdeggiante riva del Ticino e
i germani reali che solleticavano la superficie del fiume. Il volto magro e
lentigginoso di Raniero sorrideva. E gli occhi verdi di lui, mentre vegliavano
su Isabella, perdevano ogni ombra.
[Continua]
Pubblicato sul quotidiano on line Uqbar Love (20 luglio 2016).
Commenti
Posta un commento
Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.