“Ayurveda”è un termine di derivazione sanscrita che si compone di “ayus” (= “vita”) e
“veda” (= “conoscenza”). Indica una tradizione medica nata in India più di 5000
anni fa. È una disciplina laica, formatasi prima dell’imposizione di
qualsivoglia ortodossia. Si fonda sulla concezione dell’essere umano come microcosmo, che fa parte della natura e ne riflette l’ordine. Quest’ultimo si
compone di terra, acqua, aria, fuoco ed etere (lo spazio). Questi cinque
elementi, nell’uomo, si esprimono attraverso tre energie vitali dette “dosha”: “vata” (aria ed etere), principio del
movimento e della respirazione; “pitta”
(fuoco e acqua), che presiede ai processi di trasformazione (metabolismo
e vita intellettuale), e “kapha”
(acqua e terra), l’energia statica (massa corporea e lubrificazione
degli arti). La salute, secondo la concezione ayurvedica, consiste
nell’equilibrio fra queste energie. Curare, pertanto, significa ricercare
l’origine profonda dello squilibrio e sopperire alla carenza di uno o più
elementi. L’Ayurveda si avvale di erbe, oli (in gran parte, perché servono a
penetrare in profondità negli organi) e massaggi. Nel 1978, l’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS) inserì la medicina ayurvedica nella Dichiarazione di Alma
Ata sull’assistenza sanitaria primaria, conferendo così un riconoscimento
ufficiale della sua validità.
Alessandra Dogali |
A Manerbio, questa affascinante
disciplina è stata illustrata il 20 giugno 2018, durante un evento firmato dal
Comune, dalla Farmacia Comunale e da Farma Beautyque, in collaborazione con
Botanica. La presentazione s’intitolava “Ayurveda: dal passato per migliorare
il presente”; si è tenuta all’Area feste di via Duca d’Aosta. Il primo a
parlare è stato Filippo De Franceschi, formatore di medicina ayurvedica e
fondatore dell’associazione culturale “Le Mani”, a Thiene (VI). Ha mostrato
come il valore di questa tradizione consista nell’essere complementare alla
medicina occidentale, concentrata invece sulla protezione dell’organismo da
aggressioni esteriori (lesioni, virus, batteri). La capacità orientale di
distinguere i fattori interiori da cui si originano i malesseri la rende utile
a combattere stress, insonnia e ansia, oltre che a respirare, mangiare e
digerire correttamente. De Franceschi ha posto un forte accento sui messaggi
culturali nocivi: quelli che vogliono corpo e spirito/psiche come due realtà
separate, o che dipingono la vita come una “valle di lacrime” in cui bisogna
macerarsi nella fatica e nel senso di colpa, per essere “brave persone”. Non
c’è una reale competizione fra tradizioni mediche di culture diverse, se non
quando si tratta di difendere un prestigio di parte. La via indicata da De
Franceschi è quella della collaborazione.
La seconda parte della serata ha
visto lo show cooking di Alessandra Dogali: cuoca “bresciana nostrana vegana”,
che ha aperto nella propria casa il ristorante “Nóna Nìni”, a Lodetto di
Rovato. Ha così ripreso le abitudini culinarie della bisnonna. La buona
alimentazione l’ha anche salvata da una pancreatite, causata da un errore
medico. In seguito, è avvenuto il suo incontro con l’Ayurveda e lo Yoga. A
Manerbio, ha mostrato la preparazione del dahl: lenticchie in umido fortemente
speziate, ottime per accompagnare il riso basmati. Il dolce era costituito da
un gelato al mango “honey” con latte di cocco. Naturalmente, le pietanze sono
state consumate sul posto, con gran soddisfazione dei convenuti. Piatti,
tovaglioli e posate erano in materiale compostabile.
Paolo Camisani |
Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N.
134 (luglio 2018), p. 9.
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