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Cacciatori di maghi e alchimisti... in biblioteca


andrea manera mago manerbioLa Stagione delle Fiabe è tornata a Manerbio, mantenendo un tocco particolare: il focus sulle paure, da affrontare e superare. Nel 2018, è stata rincarata la polemica circa le versioni disneyane: edulcorazioni puramente commerciali, del tutto incapaci di offrire un percorso di immedesimazione col protagonista e la sua maturazione. 
Il 17 luglio 2018, nel giardino della Biblioteca Civica ha avuto luogo il primo incontro: “Cacciatori di maghi e alchimisti”. Grandi e piccoli, naturalmente, sono stati accolti da un mago (Andrea Manera); in sottofondo, un lupo musicista (Fabio Berteni) suonava il pianoforte dal vivo. Il protagonista, però, era il dott. Ennio Ferraglio, direttore della Biblioteca Queriniana. A lui, il compito di illustrare chi fossero, storicamente, maghi e alchimisti. I loro cacciatori erano gli inquisitori; magia e alchimia, nei primi secoli della modernità, erano attività accusabili di eresia. Non allo stesso modo, comunque. Ferraglio ha designato come “maghi” coloro che si riteneva si rivolgessero a potenze invisibili per compiere la propria volontà e modificare il corso degli eventi. Ciò li poneva senza remissione nel mirino dell’Inquisizione. Cosa che avveniva anche con le più famose “streghe”, soprattutto nella seconda metà del Cinquecento. Se i maghi erano un’ élite di uomini colti, queste erano invece numerose donne del popolo: analfabete, ma con un’ottima conoscenza empirica della medicina erboristica. Si sa che gli uomini colti non sopportano di essere eguagliati o superati dagli “ignoranti”: men che meno dalle donne, in un contesto maschilista. Peggio ancora in una società che tendeva a vedere il demonio ovunque: una contadina illetterata che sapeva guarire le malattie senza aver studiato, “sicuramente”, ci riusciva con l’aiuto del diavolo. Ferraglio ha sottolineato come la popolazione sapesse essere ancor più draconiana dei testimoni, nel pretendere misure sanguinarie contro le presunte fattucchiere. Ha portato a esempio il caso del paese di Triora, nell’entroterra savonese, divenuto celebre per un gigantesco processo alle streghe, fra 1587 e 1589. Visto il clima, non stupisce che l’epoca vedesse copiose pubblicazioni di “manuali dell’inquisitore”. Il più famoso esempio del genere è però del 1487: il “Malleus Maleficarum”.
           
ennio ferraglio biblioteca queriniana brescia
Dott. Ennio Ferraglio
L’alchimista è, invece, colui che studia le leggi della natura. I suoi studi si applicano soprattutto alla fusione dei metalli e alla distillazione dei liquidi. La sua era una continua ricerca della “Pietra Filosofale”, o “Elisir”: la sostanza (variamente definita) contenente il segreto della trasformazione della materia. L’alchimia non interessava gli inquisitori, finché i suoi praticanti non giungevano ad affermare di poter rimuovere per sempre ogni malattia o addirittura eliminare la morte. Ciò avrebbe interferito con “l’espiazione dei peccati” e i “decreti di Dio”.
Ferraglio ha ricordato due alchimisti bresciani: Giovan Battista Nazari, che pubblicò nel 1572 un suo testo sulla trasmutazione metallica, presentandolo come un resoconto di sogni o visioni; Giovanni Bracesco (Orzinuovi, 1481? - 1555), che poté condurre esperimenti pratici in tutta tranquillità, grazie alla protezione dei conti Martinengo da Barco.
Data la complessità dell’argomento, non è stato facile mantenere l’attenzione dei bambini. Ha funzionato meglio l’anguria fresca distribuita gratuitamente. La serata è stata conclusa da una visita al Museo Civico, dove la curatrice Elena Baiguera ha mostrato ai piccoli i primi esperimenti di lavorazione del bronzo tentati dall’uomo - ben prima che l’alchimia vedesse la luce.

Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 135 (agosto 2018), p. 9.

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