Su: Carla Strippoli, #SoloperteGA (Nulla die Ed.)
Carla Strippoli |
"Un misto di generi
d’intrattenimento comporta la lettura di una storia qualunque, per infondere
delle confessioni riprese con la videocamera.
La diretta virtuale si frantuma in
venti capitoli, con una sincerità di base su cui l’immaginario fa la propria
parte in maniera alquanto spassosa e trasgredendo certi dettami morali.
Effettivamente ci si pone dinanzi
alla narrazione di un’invenzione; con l’autrice che c’ha messo del suo fino a
piangere, gettando parole sui fogli spesso e volentieri quando fuori era buio
pesto, domandandosi quale errore c’era da scontare oltre all’infinito
sentimento che nutriva per un individuo che pensava ad altro illudendola sul
fatto che persistesse un’attrazione reciproca.
La scrittrice in fase di
sperimentazione non fa altro che rischiare una vita, un racconto da inoltrare,
che ritiene che sia paurosamente retorico senza se né ma, per non dire
ridicolo; riflettendosi nella figura di un’ammiratrice incallita, alle
dipendenze del proprio mito vivente, contattabile sul web.
In questo diario dai minimi
particolari e dalle massime origini il tema non si diversifica affatto, i
concetti sull’amore vengono ribaditi attivamente per smussare l’esclusiva sulla
coscienza in seno a una donna che si getta nello specchio col pericolo di
rimbalzarci e mandarsi affanculo; in dotazione di una presenza fisica che si
lascia sfaldare dall’inarrivabile.
Trattasi forse di
quell’impeccabile invito alla pazzia, da leggere e rileggere all’infinito, a
tal punto da sentirsi nella comunicazione consacrati alla faciloneria e
stracciarlo, per ricomporlo come se non l’avessi già a portata di mano come di
pensiero, o magari confinarlo in un contenitore di brutte copie, lungi
dall’intimarle, anche se conviene sempre agevolare l’ascolto di un simile se
non di un estraneo senza ruggire virtualmente, con l’immaginario; bensì
realmente, per schiarire quantomeno le buone maniere e pretendere saggiamente
dell’affetto.
L’incomprensione latita, è la
verità che attanaglia completamente il lettore che vuol sentire di sapere se
l’amore per una persona aderisce a un reimpostabile senso di quiete invece di
generare angoscia e per giunta a sproposito, cioè a scapito del valore
dell’uguaglianza già di per sé utopico…!
In questa storia, di una persona
qualunque, il lettore ha libera facoltà d’inquadrare un procedimento
esistenziale irrefrenabile e di certo eccessivo dacché riconducibile alla
cattiva stella che una persona da sogno fa brillare fatalmente.
La protagonista deve comprendere
quale limite ha varcato, che può riguardare l’intelletto (ma in malafede) o
l’ingenuità (fagocitando comunque il buonsenso); allo strenuo in ambedue i casi
del timore di non essere accettata, pari a quello di venire a capo di qualsiasi
emozione… e dunque di una sensibilità che si rivela inopportuna, a differenza
dei temerari per l’appunto, di coloro che sembrano polverizzare tutti gli
ostacoli.
L’immaginario in questo libro può
spalancarsi fino a essere soggetti alla censura; tale raccomandazione però
precipita nella concezione del sentimento profondamente unilaterale che attende
il suo sviluppo assistendo all’esposizione universale dell’assenza di un uomo,
della presenza di un personaggio che si libera in un sogno rosato e più forte
di qualsiasi marasma virtuale."
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