Le
Muse dell’Onirico, compagnia teatrale manerbiese, sta portando sulle scene
della Bassa bresciana e cremonese la sua recente commedia: “Essere o apparire: questo è il dilemma”. Essa è stata tratta da “Fumo negli occhi”, di Faele e Romano (2002); l’adattamento del testo si deve al regista Davide Pini Carenzi e
alla direttrice artistica, Daniela Capra. Quest’ultima, in particolare, si è
occupata di inserire brani dialettali, per riprodurre il “bilinguismo” delle
baruffe domestiche. Pini Carenzi si era anche occupato dell’allenamento degli
attori; luci e suoni erano a cura di Augusta Capra (meglio conosciuta come
“Janita”, per via della sua orchestrina di musica da ballo).
Carlo Brandolini (Ennio Donini) con la signora De Marchi (Valeria Tirelli). |
Questa è la trama della commedia:
Carlo Brandolini (Ennio Donini) è direttore di banca. A suo carico, c’è la
moglie Teresa (Daniela Capra), coi figli Lello (Giancarlo Maggini) e Patrizia
(Erica Gazzoldi). Potrebbero vivere con un certo agio, grazie allo stipendio di
Carlo. Peccato che le manie di grandezza della moglie e le pretese dei figli
abbiano portato la famiglia sull’orlo della rovina finanziaria. Ma Teresa non
demorde. Vuole la domotica (robotica da casa), un’antenna parabolica
inservibile, il ritratto di un (finto) antenato e (dulcis in fundo) una
domestica: Marietta (Sara Tomasoni), novella Colombina. Troppi cambiamenti e
troppo in fretta, come ripete ossessivamente la lunatica zia di Carlo
(Elisabetta Provezza). Ma perché tutto questo? Per gettare fumo negli occhi
della dirimpettaia, la signora De Marchi (Valeria Tirelli). Costei è la moglie
di un subordinato di Carlo, nell’organizzazione bancaria; eppure, il suo stile
di vita è molto più splendente di quello che i Brandolini possono permettersi.
Teresa si macera nell’invidia, non sapendo come dimostrare ai De Marchi la
superiorità sociale sua e del marito. La sua follia si spinge fino a chiudere
in casa la famiglia per tre giorni, per far credere ai vicini di essersi
concessi un weekend a Capri. Proprio quando lo stratagemma sembra essere
riuscito, avviene una successione di imprevisti, compreso l’arrivo di un ladro
gentiluomo (Franco Bressanin).
Insomma, una storia che fa ridere
sulla scena e farebbe piangere nella vita di tutti i giorni. Concetti come
“onore” e “decoro della famiglia” (perennemente sulla bocca della signora
Teresa) sembrerebbero vetusti; ricordano quell’Ottocento in cui un ufficiale
non poteva sposarsi, se le sue rendite non erano sufficienti a mantenere uno
stile di vita adeguato al grado. Invece, “Fumo negli occhi” era ambientato alla
fine degli anni Sessanta. E trasferirlo ai giorni nostri è stato
inquietantemente facile. Le complici risate del pubblico a ogni replica
dimostrano la pertinenza del testo con la sensibilità degli odierni. Ma, almeno
sul palcoscenico, c’è un lieto fine.
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