Parte II: Il
cielo in fiamme
5.
Edoardo
scese dall’auto e sbatté la portiera. Lo seguirono Gennaro, Francesco e Agostino, che era alla
guida. Trovarono Giorgio, Michele e Luca, che avevano già parcheggiato nel
cortile dello Spaziomusica.
Il concerto sarebbe cominciato alle
21:30. I “Pains of Odin”, naturalmente, si erano organizzati per arrivare con
un certo anticipo, fare le ultime prove e cenare in santa pace.
«Ma… Diana dov’è?» fece Luca,
aggrottando le spesse sopracciglia castane.
«Ha
detto che arriverà più tardi» precisò Agostino. «Deve andare a prendere la sua
tipa in collegio».
Edoardo non disse nulla. Ma una
durezza vitrea si coagulò sul suo volto biondo. Un occhio esperto non avrebbe
dubitato della sua gelosia. Si chinò nel baule aperto e recuperò la custodia
della chitarra.
Un
familiare rombo di motocicletta fece voltare i ragazzi. Riconobbero la Kawasaki
di Diana, la figura di lei a cavalcioni del sellino. Dietro, l’attesa
sconosciuta: un vitino sottile in un soprabito color perla e volto mascherato
dal casco. Gli amici si radunarono attorno a lei come api.
«Ciao!» li salutò Diana, sicura e
radiosa, mentre si liberava il capo corvino. «Vi presento Margherita».
Ora,
anche questa era visibile. Occhi d’un castano trasparente, sotto le cortine
delle ciglia; un volto candido e delicato, con una fossetta d’arguzia; chiome
d’un rosso ricco e scuro, scompigliate dal casco. La curiosità sensuale dei sei
si sospese in una sorta di stupefazione.
Edoardo non era fra loro. Si era
annidato poco fuori dal cancello del cortile. Un ghigno feroce gli solleticava
le labbra. Non faceva apposta, si disse. Colpa del dolore.
No, non avrebbe aspettato che lo
richiamassero gli altri. Sarebbe tornato disteso e sorridente di propria
iniziativa. Ma non subito. Non subito.
[Continua]
Pubblicato sul quotidiano on line Uqbar Love (15 gennaio 2017).
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