Il
27 novembre 2016, il Teatro dei Bambini è arrivato alla sua terza puntata.
Presso il Teatro Civico “M. Bortolozzi” di Manerbio, la compagnia “IL NODO
Teatro” ha messo in scena un classico in ogni senso: “Il Canto di Natale”.
Com’è noto, la vicenda è tratta da un romanzo di Charles Dickens (Landport,
Portsea, 1812 - Gadshill Rochester 1870), pubblicato nel 1843. Proporlo a un
pubblico di bambini è stato facile, dato il carattere semplice e fantastico
della vicenda. Cifra stilistica, peraltro, tipica di Dickens, che travestì i
propri infelici ricordi d’infanzia e i problemi sociali di Londra con un manto
quasi fiabesco.
Sul
palco del Bortolozzi, sono saliti Francesca Carini, Danilo Furnari, Ferdinanda
Onofrio e Fiorenzo Savoldi, diretti da Raffaello Malesci.
La trama era quella consueta. Ebenezer
Scrooge, ricco uomo d’affari londinese, è detestato e abbandonato da tutti per
un’ovvia ragione: disprezza qualunque cosa non gli frutti denaro. Non ha
affetti, impreca contro le festività che fermano il commercio, odia la
beneficenza e lesina persino le candele al suo impiegato. Il suo unico amico
era il suo socio in affari, Jacob Marley; ma egli morì proprio in una notte di
Natale, festa che Scrooge detesta anche più delle altre. Il Natale, infatti, è
la ricorrenza più d’ogni altra legata al culto dei rapporti umani.
Nell’anniversario
del proprio decesso, il fantasma di Marley avverte il socio del destino da
anima in pena che attende anche lui. Lo seguiranno tre spiriti, che guideranno
Scrooge attraverso le ombre del passato, del presente e del futuro. Il vecchio inaridito si ritrova così
ragazzino, sognante sulle pagine dei libri preferiti, e giovane commesso
benvoluto dal titolare: «Lui sapeva farci stare bene sul lavoro…» Il Natale
presente, invece, mostra la semplice letizia in casa di Bob Cratchit, il
dipendente di Scrooge. Il cibo è poco, i vestiti non molto eleganti, ma la
cerchia degli affetti basta a rendere speciale la festa. L’unica ombra è dover
brindare alla salute di quell’arcigno datore di lavoro. Il finanziere è escluso
anche dalla festa del nipote, alla quale non ha voluto accettare l’invito.
Peccato davvero, perché si sta perdendo tanti giochi di società e un idillio
nascente.
Il
futuro è il più spaventoso. Un fantasma incappucciato mostra a Scrooge i colleghi
della Borsa di Londra che nicchiano all’idea di andare al suo funerale e i
ladri che rivendono la biancheria strappata alla salma. Le uniche espressioni
di dolcezza sono per il figlio più piccolo di Cratchit, morto di malattia e
deperimento.
Sconvolto,
Scrooge si risveglia dalle visioni profondamente cambiato. La coscienza di
poter sprecare la propria esistenza ha inoculato in lui un potente amore della
vita e la voglia - finalmente - di rapporti gioiosi. Regala ai Cratchit un
tacchino enorme e diventa un secondo padre per il piccolo di casa, che non
morirà. Accetta anche l’affetto e l’invito del nipote.
A
metà tra fiaba e romanzo gotico, il “Canto di Natale” fonda la propria
suggestione su un elemento: la necessità di svegliarsi, di scoprire i propri
desideri più profondi dietro la crosta delle ambizioni e del cinismo. Qualunque
cosa si possa guadagnare in vita, nulla resta davanti alla morte, se non il
gusto d’aver apprezzato le occasioni di gioia.
Commenti
Posta un commento
Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.