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Vincenzo Calò intervista Susanna Valpreda


Benvenuta Susanna! Ma… il bizantinismo come si coniuga ai tempi moderni? 

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Susanna Valpreda

Il passato rappresenta le fondamenta su cui è costruito il presente e da cui partiamo per edificare il futuro. La nostra cultura, la nostra lingua, il nostro pensiero sono intrisi del pensiero dei classici e dei pensatori medievali, molto di più di quanto ce ne rendiamo conto. Mentre però il pensiero classico è considerato ancora attuale, il medioevo e in particolar modo l’epoca bizantina da troppo tempo sono stati relegati nell’oblio come “secoli bui”. E’ ora che non solo gli studiosi che se ne interessano, ma anche la gente comune riscopra ciò che di positivo è stato fatto anche in quei tempi e il modo in cui ancor oggi ci influenza
Sembra che tu non possa fare a meno di saperne sempre di più… se sì, perché?
In realtà è una “malattia” cominciata di recente. Dopo la laurea e l’assunzione all’Università come bibliotecaria, avevo assolutamente accantonato i miei studi. Solo quattro anni fa l’idea di riprenderli in mano è venuta da un amico saggista che mi suggerì di rispolverare la mia tesi e farne un libro da proporre al suo editore. L’ultima cosa che immaginavo in quel momento era di essere ancora in grado di fare ricerca e di scrivere e soprattutto di essere pubblicata! Il successo inaspettato del primo libro e della pagina a esso dedicata su Facebook, nonché del gruppo che ho creato per gli amanti della civiltà bizantina, mi ha spinto a continuare le ricerche, dedicandomi anche alla Sicilia occidentale e alle sue isole e ad alcuni temi che non avevo ancora sviluppato, soprattutto economici, sociali e insediativi… spero che a breve vedrà la luce anche “Sikelia 2” (che suona tanto come un sequel cinematografico!!!).


Scrivi avendo chiaro quale possa essere il tuo lettore tipo? Un saggio può lasciare il segno con le sole parole?
Diciamo che anche se il libro è quasi nato per caso, avevo ben chiara durante la sua stesura la volontà di raggiungere tutti: appassionati di arte, di viaggi, curiosi, orgogliosi ricercatori delle proprie radici… ma che non avessero necessariamente una cultura umanistica. Quelli che trattano questi argomenti di nicchia sono di solito “addetti ai lavori”, archeologi, storici, numismatici che scrivono solo per studiosi e studenti, non per l’uomo della strada. Mi sono riproposta anche nel mio nuovo lavoro di fare da tramite e tradurre in un linguaggio più comprensibile notizie storiche che dovrebbero avere una risonanza più ampia di quella che hanno avuto finora.
sikelia
Necessiti di fare delle ricerche s’un determinato tema anche perché la Pubblica Istruzione non ti ha mai soddisfatto?
No, non posso dirlo, la mia laurea è frutto della Pubblica istruzione (almeno quella di 20 anni fa) e io, come dipendente universitaria, lavoro nel suo ambito. Vorrei piuttosto spronare a una maggiore attenzione alla scoperta e conservazione dell’immenso patrimonio archeologico che il nostro Paese ancora nasconde
Una biblioteca per destare curiosità costantemente come deve essere gestita?
Dev’essere sempre aggiornata con le novità editoriali del momento, ma deve anche offrire al lettore servizi ulteriori come il comfort di un luogo in cui leggere e studiare comodamente, attrezzature per la ricerca online, connessione con l’attualità o la storia a seconda dell’ambito che tratta. Per esempio la biblioteca dove lavoro essendo dedicata all’ingegneria industriale deve avere libri sempre aggiornati e attuali. Ma è anche  intestata a uno dei pionieri dell’invenzione del motore a scoppio applicato all’automobile e al motociclo, Enrico Bernardi, di cui quest’anno ricorre in centenario della morte. Promuovere la conoscenza di una figura chiave nella storia della tecnologia, organizzare eventi in collaborazione con il museo a lui intestato è un modo per tenere viva la curiosità non solo degli studenti, ma anche dei cittadini.
Il piacere di viaggiare comporta il rischio di sradicarsi definitivamente da un territorio? Sembra che tu sia talmente padovana che non vedi l’ora di andare in Sicilia…!
Non sono assolutamente padovana e le mie radici non affondano praticamente da nessuna parte. Le mie origini sono un vero “pot-pourri”, avendo un padre americano di terza generazione ma di origini franco-piemontesi e una madre veneziana di origini germanico-romagnole!!! Sono nata a Padova per un vero caso e poi mi sono sposata con un venezuelano di origini italiane… L’idea di trasferirci altrove quando non saremo più legati qui per lavoro ci accarezza da sempre. In Sicilia potrei anche andarci a vivere, non solo per il mare, la cucina, i monumenti e i reperti, ma anche (e soprattutto) per la sua gente meravigliosa!
Quando sei preda di una passione ti metti a tracciare la tua solitudine?
Non direi, se pensi che la passione più grande della mia vita è mio marito con cui condivido tutto da più di trent’anni, non mi sono mai sentita sola! Dedicarmi alla ricerca storica poi mi ha fatto sentire ancora meno sola, avvicinandomi a cosi tanti appassionati…
A proposito del tuo amore per gli animali, un qualsiasi loro verso ci seppellirà?
Assolutamente no, per me amare gli animali, cioè provare empatia per altri esseri viventi è complementare ad amare gli esseri umani. Di solito le persone "sociopatiche" cominciano col maltrattare animaletti indifesi quando sono piccoli per poi passare ad abusare di persone indifese, la storia ne è piena e i testi di criminologia pure! Insegnare a un bambino a osservare un insetto invece che a schiacciarlo, annusare un fiore  invece di strapparlo, accarezzare un cagnolino, un gattino, un criceto invece di maltrattarlo o trascurarlo, è la premessa per farne un adulto sensibile ai bisogni altrui, pietoso nei confronti della sofferenza, paziente con i più difficili e delicato con i più deboli e bisognosi.
Cosa vuol dire per te prendersi non troppo sul serio?
Autoironia e autocritica sono sinonimi di intelligenza. Significa mettersi in discussione, non essere convinti di essere già arrivati, ma sapere di aver sempre qualcosa di nuovo da imparare da chiunque. Oscar Wilde diceva “L’umanità si prende troppo sul serio. Se l’uomo delle caverne fosse stato capace di ridere, la storia sarebbe stata diversa ”.
… Sikelia / La Sicilia orientale nel periodo bizantino (Bonanno Editore)
Una delle epoche maggiormente oscurate per quanto concerne la valenza delle tradizioni sicule si riferisce all’avanzata bizantina, su cui occorrerebbe indagare come fa la Valpreda appunto per riqualificare appieno un territorio esteso in buona sostanza; che, vista la curiosa collocazione, viene considerato da chi viaggia e non solo il punto focale per l’intera area mediterranea.
Fa specie dunque denotare l’inclusione alle dinamiche bizantine, risalente tra il sesto e il nono secolo dopo Cristo, in un tempo in cui questa zona si è rinvigorita tanto da autostimarsi, con particolare riguardo al versante est, dove un sistema sociale di tutto rispetto parve evolversi con entusiasmo; seppur non dando un taglio secco col passato.
La Sikelia, secondo questo saggio, la si poteva reputare un possedimento da riconoscere non per forza pubblicamente, ma che l’imperatore dovette gestire preoccupandosi delle offensive avverse; con asperità terrene da ripianare per sviluppare una innovativa e radicale conformazione urbana, intendendo il mutamento dell’isola in un vero e proprio avamposto di guerra, lesti a combattere eventualmente per il bene dell’impero con soluzioni marittime a dir poco efficaci.
Lo stabilirsi, particolarmente nei paesi di maggiore rilevanza, di gente che parlava sia il greco che il latino fa riflettere circa una certa scioltezza di linguaggio.
E comunque senza far retrocedere in secondo piano la dignità sprigionabile da certi paesi dell’entroterra, da sempre meno promossi ma straordinariamente somiglianti ai famosi siti lucani (vedi Matera), o ai radicamenti per i quali la Turchia si apre oggi, nuovamente, ai turisti di tutto il mondo!
L’indimenticata presenza della religione va motivata esistenzialmente e senza divagare, e a dimostrarlo la Valpreda ci prova e ci riesce.
Effettivamente la chiesa rupestre di Santa Domenica, opera dei bizantini, ai festeggiamenti per il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia è stata premiata come ragione d’incanto nazionale.
Nella regione le conoscenze furono principalmente e direttamente proporzionali al richiamo religioso, però gl’ideali di libertà non vennero sottaciuti mai e poi mai dai greci soprattutto, che contribuirono al rinsaldamento delle classiche nozioni che tuttora s’impartiscono.
Tanti rappresentanti della fede cristiana nonostante fossero legati all’Oriente si affermarono come dei buoni esempi a tal punto da divenire pontefici, e addirittura tra il VII e l’ VIII secolo d.C. un quintetto di veri e propri figli della Sicilia, ossia Agatone (678-681), Leone II (682-683), Conone (686-687), Sergio (687-701) e Stefano III (768-777) salirono sul trono.
Coi normanni a perseverare gli ortodossi si rinnovarono col consolidamento delle sedi monastiche, a dimostrazione della naturale manifestazione di fede in Dio che la Sicilia da sempre sprigiona complessivamente.
A Lentini e dintorni si racchiude un patrimonio religioso costituito da selvaggi insediamenti, grazie al contributo dei normanni.
Sempre secondo l’autrice, le case bizantine risultano impattare urbanamente senza dubbio, con una varietà di costruzioni, che passano dalla semplice comunanza alla singolarità geometrica e frazionata a più vani, altamente sofisticate o con interni muniti di sali e scendi e giardini tutt’intorno.
Tanta vecchia cognizione a fresco sui muri è stata tralasciata a mo’ di sfregio non dal corso dei secoli ma vergognosamente da una massa di benemeriti ignoranti riportando trascrizioni a dir poco volgari  su immagini di entità che rinvigorirono l’indole bizantina.
I bizantini dettarono una moda, oserebbe dire Susanna insuperabile per purezza, tra i siciliani durante la padronanza normanna; sviluppando una fenomenologia a dir poco evidente, legante Cefalù, Santa Maria dell’Ammiraglio e la Cappella Palatina, ossia creazioni del tutto elleniche, d’illustrissimi professionisti, assistiti a quanto pare subito dopo dagli esperti locali, alla luce della criptica miniatura sicula, tratta dalla raccolta dei testi antichi esposta a Messina.
Il rilancio di questa forma d’arte avvenne una volta che i normanni occuparono la Sicilia, senza pensarci due volte, ed è curioso notare per il lettore che in realtà i testi criptici elaborati dai religiosi ellenici, a differenza dell’opera stessa curata dai fratelli latini, non sono stati scalfiti dal corso della Storia.
Risulta impossibile allontanarsi da Siracusa stando a degli aneddoti sui bizantini che presero il potere in Sicilia esposti in questa lettura, per esempio nel XIX secolo riemerse dai bagni pubblici, e cioè dal luogo in cui venne ucciso l’imperatore Costante II, la più mastodontica riserva aurea e di denari bizantina, non avente eguali in Sikelia se non fosse che si pensò di ridurla quasi completamente in un sol blocco… ma Antonio Salinas, altro grande appassionato della questione, sembra che non demorse, a tal punto da essere riuscito a comperare una fede aurea per cederla in custodia come anche in bella vista ai visitatori del Museo di Palermo, sfoggiata molto probabilmente dal sovrano dell’impero, o perlomeno da un suo cortigiano.
Addentrandoci con la Valpreda nel bel mezzo della provincia di Siracusa, ci si trova d’incanto a Pantalica, agl’inizi del secolo scorso, per far riemergere una delle maggiori raccolte di preziosi e di denaro inghiottite dalla Sikelia, che comprende più di mille coniature in oro risalenti al VII secolo d.C. .
Per quel che concerne all’arte orafa, le elaborazioni uscivano dall’artigianato della Calabria come della Sicilia, e di sgargiante impatto erano i pendenti, di solito d’oro appunto, stando a delle fonti sicule e pugliesi… orecchini a mo’ di mezza luna, avevano decori in sporgenza e venivano traforati seguendo un sensibile procedimento filigranato e granulato; in controtendenza al richiamo d’ornamento tramite una formina a castello o triangolare, impallinata, tipico insomma della scena mediorientale, che tornò prepotentemente di moda dalla seconda parte del primo millennio d.C. presso le zone caucasiche, a dimostrazione più o meno di come la creatività bizantina in tal senso si fosse impreziosita ripartendo dalla gloriosa civiltà ellenica, coinvolgendo infine i musulmani tanto da considerarsi quest’ultimi come i degni possessori della medesima.
Il rinnovamento dentro e fuori dal complesso statale presupponeva l’attingimento da ogni riserva aurea pubblicamente appurabile; pertanto aumentarono notevolmente le tasse, specie con la Sicilia per più di una volta affine all’impero bizantino, ma che andava patrimonializzata trattando col clero, ch’era proprietario delle terre per la maggior parte.
Non fu un caso che Leone III tornò ad assumersi la gestione diretta dei beni siculi; rassicurando praticamente la sovranità bizantina su di una certa estensione, visto che, perdendo di lì a poco il presidio ravennate, l’impero dovette rimarcare con forza la posizione nel sud Italia per continuare così a porre delle condizioni per una stabilità inequivocabile nella penisola.
Pensate inoltre che i siracusani possono tuttora vantare una prestigiosa e antica dotazione cimiteriale a livello nazionale, escludendo la valenza della similitudine capitolina!
Ma destano interesse eccome anche i reperti bronzei:  su molti di questi è indicato all’apice il possessore a suo tempo… alludenti alla crocifissione di Gesù, la consuetudine li voleva dondolanti sul petto come a tutelare l’individuo che li portava, o a mo’ di portafortuna.
Insomma, cose pregne di fede si evolsero col misticismo dei bizantini abili a creare situazioni culturali reinserendo una varietà di componenti senza mai dare adito alla banalità… e raffigurazioni chiare e precisate in miniatura non potevano, anzi, non possono non destare incanto.
Anche se all’apparenza le milizie intente a difendere le zone dello Ionio potevano intimorire i musulmani, quest’ultimi riuscirono nella primavera dell’878 a impadronirsi di Siracusa radendola al suolo; alla fine di un’offensiva travolgente che durò per quasi un anno, tanto da uccidere migliaia di residenti del posto e schiavizzare i restanti che meditarono di certo la vendetta dopo, ma pazientando per troppo tempo.
Successivamente all’anno mille la regione sicula perdurò come una delle massime concentrazioni di bizantina sensibilità pur situata per natura nello scenario occidentale; con un genio creativo sfoderato inoltre per mezzo di due opere iconografiche incantevoli, che mostrano Maria madre di Gesù sovrana, ora custodite alla National Gallery di Washington, come a cercare di dimenticare la distruzione di un intero patrimonio decorativo avvenuta nel corso del secondo conflitto mondiale, dapprima riposto all’interno del Duomo di Messina.
Il saggio può tranquillamente tornare utile per certe istituzioni riqualificanti territori aventi un patrimonio storico sorprendente e inesauribile, appunto investendoci sopra ancor più saggiamente…!
L’autrice non a caso si laureò conseguendo un giudizio estremamente positivo, avendo piacere a trattare proprio il contenuto di quest’opera letteraria.
Il testo della Valpreda contiene alla fine, e non è mica ovvio oggigiorno, un elenco di curiosissimi termini appropriati, di tutti i sovrani di Bisanzio che si sono succeduti nella seconda parte del primo millennio d.C. , e persino la mappatura dei luoghi di fede e di culto per non perdersi nel bel mezzo delle terre sicule (quelli che spuntarono precedentemente alla dominazione araba).
Susanna c’ha tenuto a sottolineare le fonti per i suoi studi, innumerevoli, abile ad ereditare l’impegno di specifici dotti e liberi acculturati che hanno cominciato solo da un paio di secoli a questa parte ad approfondire il bizantinismo, per mantenerlo facendo appassionare non solo i residenti in Sikelia sulla necessità di trarre delle origini proprie; scavando nella Storia per avvicinarsi alla purezza dell’essere, a un qualcosa d’incontenibile ma che forse non siamo più capaci di far splendere.


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