Si
dice spesso che “l’amore abbatte ogni barriera”, senza pensar più di tanto a
ciò che si dice. A volte, questa frase fatta si trasforma però in una grande
verità.
Marina tredicenne a Manerbio. |
Nell’estate
del 1994, i signori Pietta di Manerbio (sì, i genitori dello web dj Stefano Pietta) furono contattati da un’associazione di Brescia: occorrevano famiglie
italiane che ospitassero per un mese ragazzini intossicati dalla nube di
Chernobyl. Lo scopo dell’iniziativa era far cambiare letteralmente aria ai
giovanissimi, per evitare che l’intossicazione peggiorasse. L’associazione, fra
l’altro, richiedeva una risposta in tempi brevi. Giuseppe e i familiari non
esitarono - così come i loro vicini di casa, che presero con loro due ragazzi.
I Pietta accolsero Marina, proveniente da Gomel, in Bielorussia: tredicenne,
parlava solo russo. Il famoso disastro nucleare le aveva causato problemi agli
occhi e alla tiroide.
Per
aiutarsi nella comprensione, i suoi ospiti ricevettero un prontuario di vocaboli.
Le comprarono anche scarpe e vestiti, di cui era assai malamente fornita (il
signor Giuseppe Pietta ricorda che i piedi le fuoriuscivano dalle calzature).
Marina era alquanto timorosa e spaesata, nell’inserirsi in quello che (per lei)
era un altro mondo. Non aveva mai neppure visto supermercati, prima d’allora.
Era però molto intelligente (nei ricordi della sua “seconda famiglia”). La
ragazza e i Pietta si separarono fra le lacrime, alla fine del periodo di
ospitalità. A Manerbio, giunsero poi molte lettere di Marina, gentilmente
tradotte da un concittadino che sapeva il russo.
I
Pietta la invitarono una seconda volta, nel 1995. Stavolta, si preoccuparono di
offrirle una visita oculistica e nuovi occhiali. Anche il secondo commiato fu
sofferto.
Nel
1996, Marina riabbracciò i suoi ospiti per la terza volta - dopodiché, la
richiesta dei Pietta di averla con loro non sarebbe più stata accolta. L’ultima
lettera della ragazza giunse a Manerbio nel 1997. Dopodiché, i suoi ospiti non
seppero più nulla di lei, fino al 2004.
Nel
2000, Marina si era trasferita a Chicago. Si era laureata e aveva trovato
marito. Di tutto questo informò la sua seconda famiglia tramite e-mail, dal
2004 al 2007. Seguì un nuovo silenzio, dovuto a un attacco informatico che
aveva cancellato nella sua posta elettronica l’indirizzo dei Pietta e l’aveva
obbligata a cambiare il proprio.
Stefano Pietta e Marina. |
Nel
2016, lei chiese l’amicizia su Facebook a Stefano. All’inizio, però, lui non la
riconobbe: aveva cambiato cognome dopo il matrimonio e - ovviamente - anche l’aspetto
non era più quello di un tempo. Solo nel 2017, il dj manerbiese capì che si
trattava della “loro” Marina. Da allora, di tutta la famiglia, fu lui il più
“connesso” con la ragazza, grazie alle e-mail e a Whatsapp.
Nel
marzo 2019, lei è tornata in carne ed ossa, a visitare il suo nido manerbiese.
L’incontro è stato (naturalmente) contrassegnato da grande commozione:
soprattutto perché Marina ricordava dettagli che persino i suoi amorevoli
ospiti avevano dimenticato. Stefano, in particolare, è stato grato di
quell’arrivo emozionante, che gli ha permesso anche di rispolverare l’inglese. Marina
stata accompagnata a visitare Brescia, Cremona, Verona, il lago di Garda… Ha
ritrovato le persone che l’avevano conosciuta. Ora, è mamma di due bambini e le
piacerebbe tornare in Italia a Natale, con loro e il marito. Come di tutte le
belle vicende, piacerebbe poter dire: la storia continua.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 143 (aprile 2019), p. 7.
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