Passa ai contenuti principali

Se capovolgi il mondo...

Lo ammetto: sono nettamente favorevole al matrimonio fra etero. È vero che gli etero pretendono che ci sia per forza una valutazione positiva della loro eterosessualità, non ammettono che qualcuno la consideri “un difetto”. Però, sono comunque persone come tutti gli altri e, se due di loro si amano davvero, non vedo che male ci sia a permetter loro di metter su famiglia. Certo, gli etero fanno propaganda perché la loro idea di famiglia sia considerata la migliore e perché i loro matrimoni siano più tutelati dei nostri. Pur di arrivare a questo, votano politici e ammirano personaggi pubblici che offendono e denigrano costantemente tutto ciò che abbiamo di più caro nella nostra vita. Però, lo fanno perché si sentono svantaggiati dal funzionamento della società. Bisogna capirli. Mi rendo conto che, dicendo così, posso essere accusata di vittimismo e di schierarmi con coloro che ci accusano di “eterofobia” – una cosa che non esiste, lo sanno tutti. Tuttavia, se non ci si mette nei loro panni, non si troverà mai una soluzione al problema.
            A questo punto, mi si potrebbe rispondere che quello fra etero non è un vero matrimonio, perché spesso non si basa su un sincero impegno verso la persona che si ama, ma sulla convenienza, sull’approvazione della famiglia d’origine, sul quieto vivere e sull’intenzione di avere eredi legittimi. Ma io dico: chi può giudicare cosa ci sia davvero nella testa di due etero che si sposano?
            È ben vero che a molti etero il matrimonio non interessa seriamente e che hanno già ottenuto tante conquiste sociali, senza bisogno d’arrivare a tanto. È vero anche che il matrimonio è una questione che riguarda solo quei pochi giovani che hanno abbastanza sicurezza economica per potersi sposare. Però, non penso che questo sia un motivo sufficiente per cancellare un diritto civile.
            A questo punto, molti saranno già sobbalzati sulla sedia e avranno voglia di sbottare: «Ma gli etero ci odiano!» Non è vero… non sono tutti uguali. «Gli etero divorziano! Tradiscono spesso il partner! Sono promiscui! Hanno perversioni! Non sono capaci di dividersi alla pari le incombenze domestiche! Non hanno mai un rapporto davvero equilibrato col partner, perché uomini e donne sono troppo diversi per capirsi! Tanti di loro sono genitori inetti! Fra loro, ci sono pedofili!» In verità, ci sono scuole psicanalitiche che dimostrano come gli etero siano capacissimi di allevare figli sereni e rispettosi della società. Non è nemmeno vero che tutti loro siano pedofili. Studi scientifici sostengono addirittura che ciò che a noi pare squilibrio, nei rapporti di coppia fra etero, è in realtà una preziosa risorsa per loro. Qualcuno ha bisogno di un po’ di sano gioco di ruoli, nella vita affettiva. Insomma, ritengo che essere contrari al matrimonio fra etero sia frutto di pregiudizi o rigidità ideologiche da gettare via senz’altro.

            Se capovolgi il mondo, lo specchio ti riflette. (I Nomadi)




P.S. I riferimenti a luoghi comuni sugli omosessuali non sono puramente casuali.

Commenti

  1. Molto ben fatto. Divulgo subito. Spero svegli qualche zucca assopita

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio molto per il pronto apprezzamento. :) Il rovesciamento delle "chiacchiere da bar" è un espediente semplice, ma sempre efficace nel comprendere quanto di discutibile ci sia in ciò che riteniamo "normale" e "assodato". ;)

      Elimina

Posta un commento

Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

"Gomorra": dal libro al film

All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza.   Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italiana: i