A
Manerbio, il Carnevale del 2015 è stato festeggiato a metà Quaresima. Era stato
programmato per domenica 15 febbraio, ma il tempo inclemente ha richiesto un
mutamento in agenda. Carri e gruppi hanno dunque sfilato la sera del 12 marzo,
incontrando il pubblico in Piazza Italia. La data scelta ha permesso di fondere
il Carnevale con il “rogo della vecchia”, che rappresenta l’abbandono
dell’inverno e delle scorie dell’anno trascorso. In questo, ha avuto un ruolo
centrale il gruppo di teatro dialettale “Chèi dè Manèrbe”. Sotto la direzione
di Angela Maria Bortolozzi, sorella del compianto poeta Memo, è stata
riproposta la maschera di Ambrognaga, l’uomo-albicocca che è da decenni il re
del Carnevale manerbiese. Il personaggio è stato trasportato in “trionfo” su un
carrozzone da fiera, mentre un altoparlante trasmetteva il “tango bresciano” a
lui dedicato. Ambrognaga era affiancato non da un ciambellano, ma da un
Ciambellone di corte. Intorno a lui, i “Menaguaios” dagli ampi sombreri
scacciavano la malasorte con chitarre e cornetti; al suo seguito, c’era anche
un inedito “teatro del re”, ovvero “Chèi de Manèrbe” interpretanti i personaggi
de I Promessi Sposi. Le pesanti (e
improbabili) calzature che accompagnavano tutti i costumi illustravano il motto
esibito sul retro del carro: “Scarpe grosse, cervello fino”.
Oltre al carrozzone di Ambrognaga,
si è distinto il carro dei pompieri, affaccendati a estinguere incendi
immaginari con un nebulizzatore e a trasportare una morbidissima scala
gonfiabile.
La sfilata è approdata all’oratorio
S. Filippo Neri, dove era già stata allestita la pira. Su un palco montato
nell’area giochi, si sono scatenati balli di gruppo. Poi, “Chèi de Manèrbe”
hanno inscenato il “processo alla vecchia”, presieduto di diritto dal re
Ambrognaga. Teresina, la Vecchia Regina, ha difeso le ragioni delle sue
coetanee: “matte, ma capaci anche di pensare”. Il “teatro del re” ha poi
mostrato le colpe che la “vecchia” rappresentava: la prepotenza, la
vigliaccheria e la connivenza. Un Renzo trafelato ha scoperto la scomparsa
della sua Lucia, fra il silenzio di don Abbondio e lo scherno dei bravi. Un’oca
contesa fra il promesso sposo e Perpetua ha svolto alla bell’e meglio la
funzione dei celeberrimi capponi. Dulcis
in fundo, i bravi sono stati umiliati dall’insospettabile, ma linguacciuta
serva del curato.
Nel corso della serata, l’AVIS di
Manerbio ha offerto lattughe, caffè e cioccolata calda. La festa si è conclusa
con la premiazione delle maschere di grandi e piccini.
Paese Mio Manerbio, marzo 2015, pag. 8.
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