La poesia viene invocata giacché deliziosa artefice di un
tempo del tutto personale, che scorre con leggerezza, normalmente, rivalutando
certe attività, quelle svolte da coloro che coltivano la terra, alla luce delle
familiari tradizioni, dell’autentico buongusto, estasiante quando un dato
paesaggio aspetta solo d’essere contemplato, fortificati da risultati ottenuti
rispettandolo, fertilizzandolo fuori dall’ordinario, tra l’illusione, la favola
e il sogno: tre elementi da mischiare dimodoché la verità comporti l’univoca
sorte.
“Un'oasi solitaria
nel deserto della velocità
scandisce il mutare delle stagioni
un sottofondo di musiche classiche”.
Riaprendo gli occhi alla natura vuol dire sperare che il
futuro sia migliore, Leonardo effettivamente ama svolgere delle attività
distante da qualsiasi tipo d’artifizio, un qualcosa che ha desiderato fare da
sempre… guarda caso il poetico apice secondo lui lo si tocca producendo il
vino, che per degustarlo bisogna attenersi a un cerimoniale favoloso, al
momento di servirlo, dimodoché s’ingigantisca la voglia di riconoscersi nei
sacrifici compiuti, in una certa stagione, per realizzarlo alla portata di
tutti.
Nelle parole di questo poeta si passa da una collocazione
terrena che costa fatica alla vegetazione selvaggia, contorta, e viceversa;
agendo come degli agricoltori lesti a donare della proverbiale vivacità
d’animo, a chi si entusiasma sull’orlo di un’ubriacatura, ballando e cantando
sotto la pioggia, con una serenità raggelante, a precedere il tormento
primaverile che poi porta a legittimare la passione con cui il sole splende.
Manetti intende delle qualità che se sortite danno modo di
credere che tutto torni, leggiadramente; la sua solitudine si riferisce
all’eternità della messa a prova di un prodotto della natura del tutto
autentico, che lui ricava, oltre al fatto di distinguersi con la salvaguardia
di un fiore prezioso, rappresentativo per la comunità fiorentina, ossia l’Iris
pallida, che sbocciando rende seppur brevemente ammalianti le terre per chi le
lavora e non solo… un decoro straordinario!
“Tutto è poesia agli
occhi di un bambino meravigliato dalla normalità”.
I versi successivamente s’incentrano sull’immagine di una
dolce metà alquanto riservata e talvolta cupa, caratteristiche che ritemprano
il poeta che necessita di riprendere la propria vita in chiave sentimentale, di
spalancare le porte nuovamente senza venire travisato dalla nostalgia, e
abbracciare l’incanto di un destino che ci viene incontro anche e soprattutto
quando non ce ne accorgiamo; giacché disattenti o disattesi di per sé.
“Leggendo lettere imprigionate
di un corpo ferito
scoprii intimi segreti
corsi fuori, all'aperto”.
Messaggi sopraffini, di una memoria desolata e lacerante
vanno colti nonostante una rigidità di tipo residuale, per riempire
inquadrature positive col candore emotivo, che si ottiene tacendo in quel
contatto che non può fare altro che impreziosire l’animo umano… nel potere
degli affetti che purtroppo può annullarsi se le volontà si distaccano tra di
loro, se non si crede in qualcosa e di conseguenza in qualcuno.
“Persi senza ragione in un labirinto
cerchiamo vie nascoste”.
Le altezze rappresentavano delle conquiste, quella ripidità
tra l’immacolato, il tenero e l’avverso che ti spegne la luce, sgraziata dal
corso degli eventi… tanto valeva andare via, lontano, denotare come le coperture
degli stabili spiccano in una grande metropoli offuscando il cielo, e ch’era
allora indispensabile prendersi il proprio tempo senza pensarci, prolungarsi
alla faccia della normalità e del progresso che la modernità ci propina,
destinarsi a un luogo esotico, propensi all’ascolto di musiche da ballo
entusiasmanti e accattivanti al contempo… insomma: Leonardo voleva sprofondare
nell’amore desiderato, in mezzo a quell’umanità che ogni volta ti stupisce e in
un contesto territoriale da sogno, solitario, con immagini seducenti,
travolgenti al momento di rintracciare l’immensità, tastando il buio.
Manetti si allontana dalle sue care radici per rigenerarsi
doverosamente, giacché trafitto da una dolce e delicata tristezza che
s’ingigantisce improvvisamente come se costretto a stare sotto la pioggia, a
concepire una malattia senza che gli altri possano comprendere, paragonando
addirittura la vita che comincia alle sabbie mobili… da qui il desiderio di
provare più esperienze possibili per motivare la coscienza, prima di ridursi in
cenere e abbandonarsi nell’aria, godendo dell’infinito, di una dimensione al
naturale per nulla incolta grazie al suo operato, alla sua passione.
“Gesto
doveroso
un
rituale sano
esclama
la libertà”.
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