Non
s’interrompe la corrispondenza d’amorosi
sensi fra la dott.ssa Jennifer Radulović, fondatrice del Circolo del Gotico, e Brescia. Al Teatro San Giovanni Evangelista, il 5 ottobre 2019, la
nostra storica ha trattato di Presenze Spettrali.
Chi non ha mai letto o sentito
storie di fantasmi? La tematica delle “anime in pena” è antica, già omerica:
Odisseo, nel libro XI dell’Odissea,
compie una visita all’aldilà che è (anche e soprattutto) un atto di evocazione
dei defunti. Qui, i “fantasmi” sono semplicemente le pallide e malinconiche
sembianze di coloro che erano stati in vita. Ben più seccanti saranno gli
spettri della Grecia classica (V-IV sec. a.C.): rumorosi, spaventosi,
trascineranno catene per domandare una corretta sepoltura delle proprie salme
ai novelli abitanti delle case infestate.
Anche l’Antico Testamento menziona
le pratiche di evocazione delle anime trapassate, ovvero la negromanzia, per
proibirla (vedasi, ad esempio, Lv 19, 31 e Lv 20, 6). Questo divieto assoluto
sancì per secoli, da una parte, la credenza nell’esistenza di una sopravvivenza
spirituale post mortem; dall’altra,
lo stigma contro chiunque cercasse di spingere gli spiriti a manifestarsi.
La classica immagine del fantasma
ricoperto da un lenzuolo proviene dall’usanza di seppellire le salme avvolte da
un sudario. Questa iconografia dello
spettro prese piede soprattutto in età
vittoriana (1837-1901): un periodo contrassegnato dalle mode dello
spiritismo e delle cosiddette “fotografie spiritiche”, ottenute sovrapponendo
le lastre in fase di sviluppo o ricorrendo ad attori avvolti proprio in un
lenzuolo. Tutto ciò ispirò l’arte della pittrice surrealista messicana Leonora Carrington (1917-2011).
E in quali luoghi si
concentrerebbero le Presenze Spettrali?
Tra i tipici scenari d’infestazione, la dott.ssa Radulović ha menzionato i cimiteri. Non è così ovvio come
potrebbe sembrare: l’idea sottende la credenza nell’indissolubilità del legame
anima-corpo, ovvero una peculiare concezione della morte. Poi: parchi, boschi,
giardini… luoghi lussureggianti di natura, magari immersi nella nebbia. O
contesti urbani: strade, edifici abbandonati… O ancora, le celeberrime case infestate, che si tratti di
abitazioni private, o di manicomi, orfanotrofi, ospedali. Tutti luoghi segnati
dalla solitudine, dal dolore e dalla successiva fatiscenza. Nell’immaginario
comune, la tipica casa infestata è una Victorian
mansion, tipo di abitazione privata caratteristica dell’Inghilterra
ottocentesca. Questo per il ruolo che quel luogo e quell’epoca (come abbiamo
visto) giocarono nel creare la figura moderna del “fantasma”. Ma anche
orfanotrofi e manicomi sono amati dagli odierni ghost hunters. L’accostamento tra questi luoghi e le infestazioni
assume sfumature di denuncia contro
l’abbrutimento e l’isolamento che essi rappresentarono, soprattutto nella prima
metà del Novecento. A Herbert Baglione,
street artist brasiliano, dobbiamo l’idea
delle 1000 Shadows (1000 Ombre), realizzate proprio in un
ospedale psichiatrico in disuso in area parmense.
Nel
caso delle chiese sconsacrate, le
dicerie sui fantasmi sono legate invece al loro alone di profanazione.
La
ghost
story (in Inghilterra, ma anche in area bresciana…) è un genere nato
oralmente, per occupare le serate contadine intorno al fuoco, durante il riposo
invernale. Nel XIX sec., esse ispirarono un genere letterario assai fortunato.
Fra i molti autori di storie spettrali, ricordiamo Henry James (1843-1916) e il suo Giro di vite (1898): una governante, nell’occuparsi di due bambini,
ne osserva le condotte inquietanti e si convince che essi siano posseduti dalle
anime di due malvagi defunti…
A
questo punto, la dott.ssa Radulović ha offerto al pubblico la narrazione
completa e multimediale di un suo racconto: L’occhialaio
di Dresda, compreso ne Le novelle dei Morti (Milano 2017, ABEditore). In esso, un anziano ottico ebreo suscita la
curiosità dei clienti recando con sé un cofanetto segretissimo. Esso contiene “gli
occhiali dei morti”…
Allo
storytelling, è seguita una passeggiata per il centro di Brescia a lume di
candela. Perché l’amore per le storie di fantasmi è anche gusto di
meravigliarsi per le luci e le ombre notturne.
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