Filippo Panzera, Autoritratto (2018) |
Si
suol dire che “il buongiorno si vede dal mattino”. Impiegando la consueta
metafora di infanzia e preadolescenza come
“mattino della vita”, ci permettiamo di prevedere che la carriera
artistica di Filippo Panzera sarà una “giornata luminosa”. A dodici anni, ha
già visto una mostra personale che porta il suo nome, allestita nella
Biblioteca Civica di Manerbio dal 22 settembre al 20 ottobre 2018. L’inizio
dell’esposizione è così coinciso con la Notte delle Fiabe, dedicata in
particolare a Cappuccetto Rosso. Di fiabesco hanno molto anche stile e soggetti
del giovanissimo pittore. Prevalgono gli animali, sia reali che ritoccati
dall’immaginazione, insieme a due personaggi di fantasia: “Iron Man” (colori ad
olio su legno, 2015) e il Darth Vader di
“Guerre Stellari” (“Seguimi nel lato oscuro”, carboncino su legno, 2016).
Per restare in tema con Cappuccetto
Rosso, uno degli animali ritratti era proprio “Il lupo delle fiabe” (acquerello
su cartoncino, 2017), seguito da un tenero e apparentemente timoroso cerbiatto
(“Nel bosco”, acquerello su cartoncino, 2017). Nettamente più esotico era “Il
re della foresta”, primissimo piano d’un leone (acquerello su cartoncino,
2017). Nel cuore di Filippo, però, ci sono soprattutto i delfini, ritratti in
coppia ne “Il mio animale preferito” (pastello acquerellabile, 2018). “La
colomba” (olio su legno, 2017) è assai meno naturalistico degli altri: una
rappresentazione simbolica a colori caldi, imparentata con un’altra colomba: quella
che spiega le ali ne “La resurrezione” (gessetti su cartoncino, 2016).
Filippo Panzera, Il re della foresta (2017) |
“Il
leopardo” (carboncino su carta, 2015) è rappresentato con uno sguardo tenero e
abbacchiato che lo fa parer, piuttosto, un buon gattone… Così come nei ritratti
del lupo e del leone, nelle opere di Panzera la fantasia e il vagheggiamento
sembrano cancellare la ferocia. Ciò che interessa all’artista è la bellezza
dell’animale, al di là della sua pericolosità. Per questo, un leopardo può
essere tranquillamente accostato a due dolci cagnolini: “Il cucciolo” (grafite
su cartoncino, 2014), e “Odie” (gessetti e acrilico su legno, 2016), il
compagno d’avventure del gattone Garfield.
L’opera che ha dato un volto anche
alla mostra è però l’ “Autoritratto” (olio su legno, 2018): una rappresentazione
“simbolista” a colori vivaci, in cui l’immagine dell’artista è decentrata
rispetto al paesaggio onirico che costituisce lo sfondo. È quasi un riassunto
della musa di Panzera: la realtà guardata con occhio affettuoso e sognante.
L’esposizione dimostra che la spensieratezza e la fantasia possono convivere
con un talento e un’abilità tecnica precoci. Difficile fare previsioni sugli
esiti di una vita all’inizio. Ma, se questo è il principio, Filippo Panzera
potrebbe sorprenderci.
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