Passa ai contenuti principali

Tra qualità e allegria: la Festa del Salame


Non è detto che tutti gli stereotipi siano fastidiosi. Alcuni vengono accuratamente coltivati: per esempio, quello che collega i bresciani all’allevamento suino e al tipico salame che ne deriva. Lo sa bene il Bar Borgomella di Manerbio, che è già arrivato alla IX edizione della sua “Festa del Salame”. Essa è arrivata il 14 aprile 2018, in un bel pomeriggio soleggiato. L’evento è stato patrocinato dal Comune, rappresentato dal sindaco Samuele Alghisi. 
festa del salame 2018 bar borgomella manerbio
Festa del Salame 2018,
Bar Borgomella di Manerbio (BS)
            La festa fu ideata nel 2010 da Antonella Gennari e Giovanna Rongoni. Inizialmente limitata ai norcini della zona, fu trasformata in concorso per accrescerne l’interesse. Entrò così in scena l’ONAS, Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Salumi. Di essa, fanno parte sia amanti del buon cibo che titolari di salumifici. Il suo scopo è tutelare e promuovere la qualità dei prodotti locali. Obiettivo che Michele Bertuzzi ha dichiarato raggiunto, nel caso della presente edizione. Con Silene Tomasini, ha rappresentato l’ONAS il 14 aprile. Ha spiegato la procedura di selezione: quattro “panel”, di quattro persone ciascuno, si sono occupati ciascuno di quattordici salami. Ne sono stati scelti dodici, riassaggiati dalla giuria al completo, per scegliere il vincitore. Come accennavamo, Bertuzzi ha elogiato la qualità media dei prodotti in concorso ed ha affermato che essa è cresciuta, nel corso degli anni. È seguito l’elenco dei primi dodici classificati: dodicesimo il sig. Busseni, col salame n°43; undicesimo Luca Donelli, col n°30; decimo l’Agriturismo “Alla Griglia”, col n°14; nono Mauro Barbariga, col n°42; ottavo Giambi Mondolo, col n°4; settimo Mimmo, col n°52; sesto Daniele Filippini, col n°20; quinto Giuseppe Leoncini, col n°36; quarto, nuovamente, l’Agriturismo “Alla Griglia”, col n°15. Essi e gli altri partecipanti sono stati omaggiati con un buon pezzo di formaggio grana - innegabilmente, degno compagno dei salumi nostrani. Più durevoli, però, erano i premi destinati a chi è salito sul podio. Il terzo classificato era Luigi Iavazzo, col salame n°33, che si è aggiudicato uno stereo. Secondo era Silvio Prestini (salame n°29), premiato con un iPad. Il primo è stato però Giammaria Masetti, col salame n°16, gratificato con un televisore. Non di solo salame vive il bresciano, del resto.

Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 132 (maggio 2018), p. 9.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

"Gomorra": dal libro al film

All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza.   Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italiana: i