“Ero a passare il ponte
su un fiume che poteva essere il Magra
dove vado d’estate o anche il Tresa,
quello delle mie parti tra Germignaga e Luino.
Me lo impediva uno senza volto, una figura plumbea.
‘Le carte’ ingiunse. ‘Quali carte’ risposi.
‘Fuori le carte’ ribadì lui ferreo
vedendomi interdetto. Feci per abbonirlo:
‘Ho speranze, un paese che mi aspetta,
certi ricordi, amici ancora vivi,
qualche morto sepolto con onore’.
‘Sono favole –disse– non si passa
senza un programma’. E soppesò ghignando
i pochi fogli che erano i miei beni.
Volli tentare ancora. ‘Pagherò
al mio ritorno se mi lasci
passare, se mi lasci lavorare’. Non ci fu
modo d’intendersi: ‘Hai tu fatto–
ringhiava– la tua scelta ideologica?’
Avvinghiati lottammo alla spalletta del ponte
in piena solitudine. La rissa
dura ancora, a mio disdoro.
Non lo so
chi finirà nel fiume.”
VITTORIO SERENI
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