Noi uomini, o Dio, non pensiamo che a mettere argini, definizioni, recinti per difenderci dalla nostra intrinseca fragilità. “Questo si può fare, quell’altro no…; “Bisogna fare così, non altrimenti” “Quella è una brava persona, quell’altro è un disgraziato” Ci innamoriamo di torri di paglia che potrebbero volar via con un soffio. Peggio ancora è quando ci convinciamo che la nostra torre di paglia sia un palazzo dorato o un imprendibile castello. Allora subentra il disprezzo, che altro non è se non dire: “Tu non hai il diritto di esistere così come sei” È un sentimento tanto più crudele in quanto è gratuito. Un modo sadico per rafforzare, nell’illusione, la propria torre di paglia: “Sono quelle degli altri a dover cadere, la mia è salda”
È divino, invece, quel sentimento che fa aprire la finestra e dire: Amen. Davanti alle buone, cattive cose di tutti i giorni. Davanti alla casa che ha i muri ocra anziché color grano (come ti piacerebbe), al ragazzo che porta scarpe avversissime ai tuoi gusti, alla conoscente che non vuole uscire con la tua stessa compagnia. Davanti a un mondo che se n’infischia di non essere compreso nei tuoi confini. Perché qualcosa -o Qualcuno- volle tutto ciò così com’è. Proprio come volle te.
...E Dio vide che era cosa buona.
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