Al Teatro Civico "M.
Bortolozzi" di Manerbio, il 15 novembre 2024, si è tenuta una serata
dedicata al tema: "Non solo questa è violenza". L'incontro è stato
aperto da una performance realizzata da Lorenzo Ferrari e Noemi Melzani sulle
note di Nessuno (Fabri Fibra). Lo stesso Ferrari aveva curato la
regia, mentre la coreografia era di Antonella Settura. I due danzatori hanno
inscenato le vicende di un "amore tossico", fra iperbolici
giuramenti, fughe e botte, fino all'epilogo tragico.
Dopo l'imitazione, la vita
vissuta: sono stati intervistati Moira Cucchi e il figlio Sean Maggi,
accompagnati dalla dott.ssa Rita Basso (psicologa e psicoterapeuta). Con loro,
c'erano la dott.ssa Patrizia Bissolotti (assistente sociale), la moderatrice
dott.ssa Viviana Filippini (giornalista) e una rappresentanza del centro
antiviolenza "Chiare Acque".
Quella che hanno raccontato Moira
e Sean è una storia di "non straordinaria violenza". È cominciata con
l'innamoramento per un "ragazzo simpatico", per quanto pieno di
comportamenti sospetti: visite a sorpresa alla fidanzata proprio quando lei
stava per uscire con le amiche; reset del computer di lei col pretesto di
"problemi"; intrusioni varie ed eventuali nella vita di lei e
monopolizzazione della sua attenzione... Poi, il matrimonio e un'ulteriore
riduzione degli spazi di privacy della donna: nemmeno le password e la stessa
porta del bagno potevano rimanere inviolate. Moira è stata indotta anche a
cambiare lavoro.
La nascita del primo figlio è stata accolta dal marito come l'arrivo di un intruso che gli rubava l'attenzione della moglie. Insomma, un crescendo di sopraffazioni e gelosie immotivate giunto alla violenza economica e fisica: tutto il repertorio dell'abuso narcisistico, che consiste nella ricerca del controllo assoluto sul partner. Dopo la fuga quasi miracolosa coi due figli e il sospirato divorzio, è arrivato lo stalking... Un lungo calvario per ritrovare la gioia di vivere e la libertà di respirare, grazie all'aiuto della famiglia d'origine, degli amici, delle Forze dell'Ordine, dell'avvocato e della psicologa.
Chi si chiedesse "perché lei
non l'abbia lasciato subito" mostrebbe di ignorare sia le dinamiche
psicologiche che governano questi "amori malati", sia le tattiche
perfide impiegate per irretire il partner. Il lato abusante di una personalità
disturbata si manifesta apertamente solo dopo un lungo lavoro di finzione e
manipolazione, che arriva a creare persino un legame biochimico con la vittima designata.
Quando le violenze sono palesi, il partner abusato è ormai privo di
qualsivoglia resistenza psicologica, via di fuga e mezzo economico. Anche la
presenza di figli disincentiva la rottura del legame, per ovvi motivi. Nel caso
delle donne, bisogna tener conto dei condizionamenti culturali che le spingono
a considerarsi "la colonna portante della famiglia" e a comportarsi
da "crocerossine", per usare un'espressione ormai abituale.
Si aggiunga la doppiezza di molte
personalità disturbate: chi è un diavolo in casa è spesso un angelo in
pubblico. Per il senso comune, è impossibile credere che "una così brava
persona" adotti comportamenti tanto orribili. A volte, anche davanti alle
urla delle vittime durante le violenze, il vicinato preferisce adottare una
cecità e una sordità di comodo.
La storia di Moira ha mostrato
cosa possa fare una sana alleanza con le figure che ci possono aiutare: quelle
che, senza forzarci né giudicarci, offrono supporto concreto e competenze
professionali. La sfiducia verso le Forze dell'Ordine e i centri antiviolenza è
tanto pericolosa quanto ingiustificata.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 210 (dicembre 2024), p. 6.
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