Manerbio
sarà pure una tranquilla cittadina di provincia, ma non tanto da non potersi
permettere qualche tocco di “giallo” ogni tanto. Un giallo pastello (diciamo),
di poche pretese.
Ci
riferiamo alla sede dell’associazione “Donne Oltre” e al curioso caso di
vandalismo che l’ha riguardata più volte, a partire dall’inizio del novembre
2018. Questo è infatti il periodo in cui è misteriosamente sparito il bastone
che manteneva teso lo striscione riportante il nome dell’associazione. Esso
fungeva da insegna e segnalava semplicemente la presenza della sede e del
centro di ascolto gestito dalle “Donne Oltre”.
Il 24 aprile 2019, l’ignota mano
lesta (o un’altra) ha imbrattato il medesimo striscione con una vernice spray
nera. Nessun simbolo e nessuna scritta intelligibile erano riconoscibili.
Infine, ai primi del giugno 2019, è
arrivato (per così dire) “il colpo da maestri”: il bastone era nuovamente
scomparso; lo striscione era tranciato e gli anelli che lo reggevano erano
stati strappati. Dato che l’insegna era di plastica e gli anelli erano
metallici, difficile pensare a un caso o a un colpetto d’aria. Si trattava
senz’altro di “artigianato”.
Anche
lo striscione dell’Associazione Nazionale Carabinieri (in posizione adiacente)
ha riportato qualche “decorazione” nello stesso stile, ma più piccola.
Al momento, è impossibile dare un
volto o un nome ai “corteggiatori notturni” delle “Donne Oltre”. I rapporti
dell’associazione con la cittadinanza sono sempre rimasti estremamente
tranquilli.
Certo,
ci sono state anche ombre: per esempio, quando le “Donne Oltre” curarono una
collaborazione in ambito scolastico. La socia Carla Provaglio ricorda infatti
un paio di occasioni in cui l’associazione tenne incontri di presentazione con
gli allievi delle scuole superiori di Manerbio, per parlare di tematiche legate
alla disuguaglianza di genere e al corpo. Tramite un giro d’informazioni
pervenuto tramite gli insegnanti, le giunse alle orecchie qualche malcontento
per la presenza delle “Donne Oltre” nell’istituto.
Un
altro episodio, ancor più sottotono, riguardò l’iniziativa “Posto Occupato”:
collocare su una sedia, in un luogo pubblico, un foglio commemorante le vittime
della violenza di genere. Fu coinvolto il parroco don Tino Clementi, il
predecessore dell’attuale; ma la richiesta di collocare un “Posto Occupato” in
chiesa e al Politeama (benché formalmente accettata) non riscontrò un
grandissimo entusiasmo da parte sua.
Piccolezze,
comunque. Niente di straordinario, né tantomeno che faccia pensare a una rabbia
inveterata contro le “Donne Oltre”. Cosa sarà successo, allora?
Per
il momento, il giallo rimane in sospeso. Non si può certo dedurre molto da
anonimi scarabocchi e di ancor più anonimi danni a un semplice striscione. Che
dire? In tempi di crisi, anche gli avversari sono quelli che sono. Non si può
pretendere che abbiano un volto - né tantomeno che si spieghino.
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