Ogni volta si combatte per sopravvivere; e trattasi di un
principio attivo per le civili aggregazioni purché nessuno si tiri fuori da
esse, svalutando l’autenticità pendente su preziosi beni di consumo, su
raffigurazioni ad arte ravvivanti i luoghi più reconditi, e su strumenti che
comportano storicamente sorte e riconoscenza.
L’autore romanza, e fin dall’inizio non è affatto una
casualità, dato lo scopo di trascinarci in epoche remote, per metterci al
corrente su attività e tradizioni riguardanti la gente appartenente alla
preistoria, stabilendo un percorso, e andando perché no un po’ oltre
l’immaginario.
Emergono allora meticolosamente dei dettagli, circa soggetti
che comunicano in maniera impensabile (con l’uso della parola!), suscitando
interesse, e con sullo sfondo il continente nero, una terra primordiale,
coltivata da individui arguti e testardi nell’affrontare difficoltà
estremizzate dal terrificante cambio dell’atmosfera nei millenni a seguire, che
tuttora continua a selezionare le migliori anime, quelle da avere in dotazione
per scansare la morte in definitiva, senza stare a sognare tristemente qualcosa
di nuovo.
L’animale, se minaccioso va coinvolto per iniziare a lottare
nel profondo delle angosce, sfoderando i muscoli per comprendere la fertilità
della natura, il diritto a difenderci che viene messo a repentaglio solo da chi
lo ha ma non se lo merita, e che oscura da sempre quello confacente alla parità
dei sessi… preistoricamente costretti a far fuori gl’inesperti se non
addirittura degli affetti, a tradire cioè il creato da predatori, allo scopo di
rendere visibili degli esseri più deboli, quelli che si concedono in pasto.
Dalle zone costiere, d’altronde, si potevano cogliere
elementi essenziali per sviluppare utensili e quindi dare il là alla produzione
del bene comune, invocando Dio come portatore di fortuna… senza comunque
perdere di vista certi dettagli, proprio quelli che esteticamente rimandano al
carisma, al potenziale del singolo individuo, specie nell’intuire il momento
giusto per stabilirsi altrove, roba insomma da dover credere nell’umanità ch’è
meravigliosa se pensante, e di conseguenza in un mondo da salvaguardare senza
che si tradisca il domani.
Per identificarsi in un soggetto rigenerante non bisogna
tralasciarne l’aspetto, che curioso è dir poco… per essere felici poi serve
mantenere l’idea di tacere estremamente facendo gruppo per catturare una bestia
e nutrirsi, a tal punto da dimenticare d’avere un figlio, il più innocente da
far crescere, avanzando nella più fitta vegetazione comunque non dispersiva
viste le tracce lasciate da precedenti cacciatori, uomini magari divenuti
immortali, entità che quando sono di cattivo umore accennano al maltempo
schiarendolo in corso d’opera… consapevoli che ci vuole sapienza, ossia
l’umiltà che si ottiene sgonfiando l’ego per privilegiare il collettivo
d’appartenenza.
Le minacce sono talmente evidenti d’allentare la tensione in
un attimo univoco, e magari mentre il Ricordo diventa amorevole come un dono
floreale, tanto da non credere a delle rivendicazioni esemplari giacché cariche
di negatività, roba da richiedere la cura completamente al naturale per
sopravvivere, quando piuttosto la serenità andrebbe trasmessa sì
portentosamente ma non dettando legge (e con la mascolinità spiazzante
l’immaginario dovendo somigliare a degli animali in odore di accoppiamento per
catturarli).
L’umanità col passare del tempo è riuscita a fermarsi per
ingrandirsi e progredire, in una versione sempre più colorata… sono sorti
complessi urbani, da legare assumendo una vastità di potere a patto di non
cessare con la sperimentazione e la ricerca, dovendo vivere sensibilizzando la
libertà di veduta, volendo migliorare senza che ci si adagi sugli allori, quali
sarebbero in ordine d’espansione la Terra, il bene comune e l’universo, bensì
cominciando a muoverci lungo un percorso da fare assolutamente per riprenderci.
·
Giuseppe Calendi è nato a San
Benedetto del Tronto il 6 Gennaio 1966.
Sposato con due figli, lavora come
operatore sociosanitario presso una Comunità Socio Educativa Riabilitativa.
Ha partecipato ad alcuni concorsi
letterari, ottenendo un Riconoscimento Speciale alla settima edizione del
Premio Letterario Alda Merini, tenutasi nel 2014 a San Benedetto, con il racconto “Estate 93”; e un Attestato
di Merito alla terza edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon
riso fa buon sangue” dell’associazione culturale e teatrale “Luce dell’Arte”,
con il racconto “Aula 17”.
Ha all’attivo anche alcune poesie più altri
brevi racconti di cui due in forma di saggio romanzato nati dalla sua passione
per le scienze naturali e dedicati al tema dell’evoluzionismo; tra
quest’ultimi spicca “Il discepolo di
Darwin”, presente nel numero 29 della collana Racconti curata dalla casa editrice
Pagine.
Con il racconto “Il Dio dell’inverno” ha
ottenuto una segnalazione di merito al settimo Concorso Letterario Città di
Grottammare organizzato dall’ass. Pelasgo 968.
Tutti i racconti sopracitati fanno parte,
insieme ad altri, della raccolta “Introspezioni” autopubblicata nel 2016.
Nel Giugno dello stesso anno, all’interno
della raccolta “A.A V.V. – Racconti in
libertà” della Historica Edizioni, come premio conferito dal Concorso Letterario
Stampalibri.it, compare la versione del racconto di “Ekon, il signore di
Blombos”, la quale, dopo un successivo completamento, diviene un capitolo del romanzo
breve “Pleistocenica”, pubblicato dalla casa editrice Antipodes di Palermo.
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