Delfino
Tinelli, insegnante e giornalista manerbiese, ha già scritto più volte in
merito all’educazione. L’ha fatto anche in chiave piacevole e fiabesca, con:
“Gli animali di Pinocchio e altre figure” (Brescia 2017, Editore Mannarino).
La premessa definisce “Le avventure
di Pinocchio” come “Odissea dei bambini”. Ne ha parlato l’autore stesso al
Teatro Civico “M. Bortolozzi”, il 16 febbraio 2018. Con lui, c’erano il tenore
Nicola Bonini, il pianista Andrea Facchi e l’attrice Carla Provaglio.
La
serata ha avuto inizio proprio con la voce di Bonini e la musica di Facchi, che
hanno eseguito “Carissimo Pinocchio”, o “Lettera a Pinocchio” (di Mario
Panzeri, canzone ufficiale della prima edizione dello Zecchino d’Oro, nel 1959).
Oltre a questo brano, sono stati eseguiti quelli di Fiorenzo Carpi, che
accompagnarono il famoso sceneggiato televisivo di Luigi Comencini (1972), e la
disneyana “When You Wish Upon a Star”.
Carlo Lorenzini (Firenze, 1826 - 1890), detto
“Collodi” dal paese natio della madre, ideò Pinocchio per bisogno di denaro.
Propose la storia a “Il Giornale per i Bambini”, senza credere egli stesso
nella bontà di ciò che aveva scritto. “Le avventure di Pinocchio” uscirono a
puntate, tra il 1881 e il 1883. Il resto è storia.
Collodi,
da autore per adulti prestato alla letteratura per l’infanzia, inserì
nell’opera significati più profondi di quelli apparenti. Abbiamo menzionato la
somiglianza con l’Odissea. Tinelli ha parlato di “Pinocchio” come di un
percorso di maturazione. Lungo questo cammino, gli animali intervengono come
ammonitori, aiutanti o insidie. Quest’ultimo è il caso del Gatto e della Volpe,
ovviamente.
Il primo brano letto dalla Provaglio
riguardava i conigli neri che portano la bara per Pinocchio, destinato a morire
dopo aver rifiutato di bere un’amara medicina. Secondo Tinelli, i teneri
animali servono a presentare la paura della morte in un modo che non sia troppo
traumatico per il lettore bambino: un lettore che parteggia per Pinocchio, ma
che è anche consapevole dei suoi errori.
Le faine, invece, arrivano quando
Pinocchio, per furto, è stato sottoposto a una singolare punizione: dovrà
sostituire il cane da guardia dell’agricoltore. Le ladre promettono al
burattino una parte della refurtiva, se permetterà loro di razziare il pollaio.
Pinocchio rifiuta la corruzione e vien premiato con la libertà. In questo,
Tinelli vede un’anticipazione di attuali pratiche di giustizia riparativa.
La
lumaca porta-lume rappresenterebbe invece il soccorso, per il quale bisogna
saper aspettare e sperare - se meritato. E che va restituito, nel momento del
bisogno altrui.
Il
pescecane, più che un animale, è un luogo. È il momento della caduta nell’abisso,
che porta però a una rinascita. Non a caso, la prima cosa che Pinocchio vede
all’uscita sono le stelle: stessa scena che appare a Dante, alla fine del suo
“Inferno”. (E che dire del biblico Giobbe?)
Dalle
domande del pubblico, è emerso un altro paragone letterario: quello con le
“Metamorfosi”, o “Asino d’oro” di Apuleio (Madaura, 125 - Cartagine, 180).
Anche qui, un giovane si ritrova tramutato in asino, a causa della propria
sventatezza. Lo aiutano figure femminili sagge e materne, (come lo è la Fata
Turchina): una di queste è la dea Iside in persona. Gli “asini”, per Apuleio
così come per Collodi, non sono i bisognosi di supporti didattici, bensì coloro
che sprecano la propria intelligenza.
Ma
entrambi gli autori inviano un messaggio che rende ragione della loro
durevolezza: quella stessa intelligenza può far discernere quali sono i veri
aiutanti e riscattare dalla caduta.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 130 (marzo 2018), p. 15.
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