"Asàrotos oikos", II sec. |
A
Pompei, la lava ha sigillato datteri, noci, farro e il cosiddetto panis
quadratus, ovvero tagliato in quattro spicchi. Tra le fonti iconografiche,
esistono mosaici recanti il tema dell’ asàrotos òikos (in greco: “pavimento
non spazzato”). I resti di cibo qui documentati sono soprattutto di pesce. Esisteva
lo street food: quello delle cauponae e dei thermopolii, antenati dei
bar. Molto diffusa era la puls, una pappetta di cereali. I condimenti erano
olio e garum: una salsa a base di pesce fermentato.
Elena Baiguera fra i relatori di "Magna Roma". |
La caccia era amata dagli
aristocratici anche come addestramento alla guerra. L’allevamento era praticato
nella curtis: proprietà nobiliare antenata della cascina. Nacquero i ciccioli e i salumi, fra cui il “buristo”: salsiccia contenente una parte di sangue. Non
andò perso, però, l’amore romano per l’agrodolce e per il pesce. Ricercata era
la lampreda, stufata in sangue e vino. Per quanto riguarda la cucina povera,
ogni capanna aveva un orto. I monaci consumavano pane bianco e birra, dolcificata
col miele. Erano apprezzate castagne e mandorle: da cui, l’usanza dei confetti
nuziali e l’invenzione della colomba. Cominciò a comparire la forchetta.
Miniatura longobarda in cui compare la forchetta. |
Il ciclo si è concluso l’8 giugno:
“Cuochi e gourmet alla corte dei principi. L’alimentazione nel Rinascimento”,
con la dott.ssa Denise Faciocchi. Fra ‘300 e ‘500, si professionalizzò la
figura del cuoco, necessario alle corti. Si diffusero trattati gastronomici e
ricettari. Furono inventati fornello e lavabo. La cucina povera è documentata
soprattutto per via iconografica. Appannaggio della massaia, si componeva
d’acqua, cereali e legumi.
Veri e propri rituali erano invece i
banchetti di corte. Si componevano di diversi “servizi”: primo, secondo e così
via. S’impiegavano coltello e forchetta. Le suppellettili erano pregiate e
comprendevano sculture di zucchero. Alla fine, erano serviti dolci e ipocrasso:
vino dolcificato e speziato.
Era
assai presente la carne ovina (“scarto” della produzione tessile). Gli uccelli
erano serviti ripieni e rivestiti delle proprie penne. Nacquero panforte e panpepato.
Si affermarono cannella, chiodi di garofano, zafferano e zucchero. Novità (non
sempre benviste) furono caffè, tè e cioccolato. La scoperta dell’America portò
in Europa mais, patate e tacchini. Si diffuse l’uso delle paste ripiene
(tortellini e ravioli).
Banchetto in una corte rinascimentale. |
Le degustazioni, naturalmente, erano
a tema: zuppa di farro, pane di segale e idromele per l’età romana; salumi,
pane di monococco e birra al miele per quella longobarda; per la terza serata,
casoncelli e biscotti detti “bozzolati delle monache”, annaffiati dal Marzemino,
tratto da un vitigno autoctono italiano comparso proprio nel XV sec.
Paese Mio Manerbio, N. 122 (luglio 2017), p. 6.
Paese Mio Manerbio, N. 122 (luglio 2017), p. 6.
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