Non
si ferma la voglia di “cultura a tavolino”, almeno per alcuni manerbiesi.
Perciò, Diego Baruffi ha ideato un’altra iniziativa, per presentare le nuove
pubblicazioni locali: “Lunedì con l’autore”. Per due lunedì consecutivi, il
Lady Caffè del “Piazzolo” ha ospitato autori di raccolte poetiche recenti,
rigorosamente “made in Manerbio”.
Il primo, il 7 marzo 2016, è stato
proprio Baruffi, col suo “La via del cuore”. Attraverso le parole dell’autore e
la voce di una lettrice, sono risuonati nella saletta del bar i versi già
festeggiati al Politeama, lo scorso 23 gennaio. È tornata la poesia d’apertura,
dedicata alla moglie e al figlioletto dell’autore. È stata narrata una
passeggiata “Nella notte” (p. 12), per le viuzze dimenticate del paese, mentre
il passato incombeva alle spalle. Un distico ha congelato un “Addio” (p. 14) in
un “tramonto senza sole” (v. 2). È stata condannata una figura davvero senza
tempo: “La donna del trono” (p. 21) che si nasconde in ogni persona fortunata,
superba e ingrata. I versi commossi e immediati di Baruffi hanno coinvolto il
pubblico in un’atmosfera quasi familiare.
Il 14 marzo 2016, è stata la volta
di Erica Gazzoldi, col suo “La biblioteca di Belisa” (2015, Limina Mentis). È
stato presentato come prosecuzione de “La tessitrice di parole” (2011, Marco
Serra Tarantola Editore). Anche qui, infatti, si ha una raccolta di poesie
inserita in una cornice in prosa fiabesca. Anche qui, una voce maschile dialoga
con un personaggio femminile. Belisa deve il proprio nome a Belisa
Crepuscolario, la venditrice di parole creata da Isabel Allende in “Eva Luna
racconta”. Ricalca le parole dell’amante di Eva Luna la frase citata in quarta
di copertina: “Vorrei un libro… un libro che non hai mai fatto leggere a
nessuno”.
I versi sono passati dall’affetto di
un amico - simile a quello schivo di un gatto (p. 43) - a una “Fantasia blues”
(p. 191) che descriveva plasticamente una passeggiata nel degrado. Un
“Esorcismo” (p. 218) esprimeva malinconico amore per una persona dolce e
inquieta. A richiesta dei presenti, è risuonata la voce di un “Celebrante” (pp.
50-51) incapace di dare un senso al dolore di un funerale, seguita da un
omaggio a Manerbio in versi dialettali.
Buona parte del calore, anche
stavolta, è stata dono del pubblico, che si è infervorato a discutere di come
venga trattata la cultura in Italia. È stata trattata anche la questione
dell’ispirazione: emozione o pensiero? Immediata o remota?
I bar saranno pure luoghi per dimenticare (e
dimenticarsi), fra alcool e televisione; ma sono impagabili, nel ravvivare la
voglia di stare insieme - di leggere insieme.
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