Il
18 marzo 2016, il Teatro Civico “Memo Bortolozzi” ha ospitato un incontro
organizzato dal PD di Manerbio, dai Giovani Democratici (GD) e dal Dipartimento
Provinciale Diritti Civili, in collaborazione con la Zona PD Bassa Bresciana
Centrale. Il titolo era “Unioni civili & diritti civili”. L’idea alla base
era quella di momenti di formazione civica per gli iscritti al partito, ha
detto Fabrizio Bosio, segretario della sezione manerbiese. Ospiti del convegno
erano: l’On. Miriam Cominelli; Michele Cotti Cottini, responsabile dei diritti
civili per il PD della Provincia di Brescia; Simone Palberti, che ricopre
questo stesso incarico per i GD.
Cotti Cottini è stato il primo dei
relatori a parlare, sintetizzando il testo del ddl Cirinnà, volto appunto a
regolamentare le forme di convivenza di coppia (con o senza figli) che sussistono
fuori dal matrimonio: «Il testo si regge su due “gambe”: l’unione civile e la
convivenza di fatto». La prima sarebbe l’unione stipulata davanti a un
ufficiale di stato civile e ai testimoni da due persone dello stesso sesso, che
si assumerebbero il dovere di contribuire ai bisogni comuni (per esempio) e
riceverebbero, in cambio, alcune garanzie, come poter essere nominati
rappresentanti del partner o avere accesso a suoi dati personali (in ospedale,
ecc.). Questa parte si richiama agli artt. 2 e 3 della Costituzione, che
sanciscono l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge e il loro diritto di
vivere nelle “formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Alle unioni
civili, in ogni caso, non si applicano le leggi sulle adozioni. La convivenza
di fatto, invece - ha proseguito Cotti Cottini - è quella di una coppia (etero
o omosessuale) di maggiorenni, uniti da vincoli affettivi e di solidarietà,
senza legami di parentela o di adozione. Sono naturalmente esclusi dalla
definizione i coinquilini, ha sottolineato. «Per la convivenza di fatto, il
testo prevede un pacchetto minimale di diritti e doveri. Prima, essi erano
stabiliti caso per caso da un giudice» . Ora, è prevista la prassi da mantenere
nei casi più gravi (morte o incarceramento del partner): diritto di abitare
nella casa del compagno defunto per un periodo stabilito; alimenti da versare
in base alla durata della convivenza interrotta e al bisogno.
L’on. Cominelli ha attribuito il
disegno di legge Cirinnà a tre spinte: quella normativa proveniente dalla Costituzione;
quella della Corte europea dei diritti dell’uomo; quella della società, in cui
le forme di convivenza non matrimoniali vanno diffondendosi. L’intervento più
acceso è stato quello di Palberti, che ha accusato l’attuale legislazione in
materia di diritti civili di non prendere in considerazione i bambini nati
entro unioni non coniugali, di non preoccuparsi di definire il ruolo del loro
genitore non biologico.
Il tono della serata è stato assai
pacato. Molto discussi, però, sono stati i punti riguardanti lo stralcio della
“stepchild adoption” (= adozione del figliastro) e dell’obbligo di fedeltà
dalla normativa sulle unioni civili. L’eliminazione di detto obbligo è stata
attribuita dai relatori alla volontà del Nuovo Centrodestra, preoccupato che il
testo del Cirinnà creasse un doppione del matrimonio. Poco nascosto è stato il
risentimento verso il MoVimento 5 Stelle, per aver tolto il proprio appoggio al
disegno di legge, nel momento in cui si è trattato di risolvere una mole di
emendamenti in uno solo (il famoso “canguro”). Niente urla, né “tifoseria”,
durante la serata. Ma la brace cova sotto la cenere.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 107 (aprile 2016), p. 7.
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