Parte II: Il Cigno Bianco e il Cigno Nero
7.
Isabella,
col cuore in gola, suonò alla porta dell’appartamento di Amedeo.
Poco
dopo, lui le aprì. Era pallidissimo e con gli occhi cerchiati di nero.
«Ciao…
Ti senti bene?» gli domandò lei, premurosa. Lui inspirò a fondo. «Ti confesso
di no» esordì poi. Isabella si rabbuiò ulteriormente: «Mi dispiace… Cos’hai?»
Amedeo la guardò coi suoi occhi
nocciola sbarrati in un’espressione di terrore. «Non prendermi per pazzo... Ieri
notte, quando ho spento la luce… ho visto… ho creduto di vedere… Nilde che mi
fissava nel buio».
Isabella
sentì arricciarsi la pelle. «Nilde… Nilde Ario? La… la nipote del dottore?»
Amedeo
fece cenno di sì. «Io non credo nei fantasmi, però» proseguì con voce roca.
«Non ci voglio credere».
Il cuore di Isabella cominciò a
battere ancora più pazzamente. «Di questo, temo di saperne qualcosa, invece»
rilanciò, appassionata. «Intanto… sei certo di essere stato sveglio, in quel
momento?»
«Assolutamente
sì».
«Ecco,
questo è già qualcosa» mormorò lei, pensosa. «Potrei farti leggere diversi
libri di testimonianze, in questo senso… o perfino fotografie significative…»
Amedeo
le sorrise, conciliante. «Sono felice che tu mi capisca… Sarà meglio che non mi
metta a leggere libri sui fantasmi, altrimenti mi suggestionerò anche peggio.
D’ora in poi, dormirò con la luce accesa».
«Ecco,
meglio» fece lei, con un sorriso forzato. «Cos’ero venuta a dirti, a proposito?
Ah, già… Lo zio della povera Nilde… ci terrebbe a scambiare le condoglianze con
te».
Il
ragazzo non poté evitare di accigliarsi. «Grazie mille. Ci penso io».
Isabella
si accomiatò. Richiudendo la porta, Amedeo si disse che quella chiacchierata
aveva confermato la bontà del suo stratagemma. Ario aveva cercato di arrivare a
lui attraverso la sua devotissima allieva, come c’era da aspettarsi. E il
giovane sapeva che Isabella teneva d’occhio la sua finestra, sebbene per un
innocente interesse sentimentale. Era meglio che lei avesse quella spiegazione
della luce accesa a tarda ora. E che la favola del fantasma la sviasse dalla
voglia di indagare. Sperando che, invece, non la lanciasse al massimo.
[Continua]
Pubblicato su Uqbar Love, N. 156 (29 ottobre 2015), p. 16.
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