“Dioniso
non è un dio felice, anzi è il più tragico degli dèi perché è quello che
esprime lo spasimo della vita e l’inevitabilità della morte. Dioniso è un dio
che muore, un dio che nasce e rinasce per essere ucciso. Perché il suo corpo
possa modellare l’Uomo, è necessario che i Titani lo facciano a pezzi e lo
cuociano, perché da lui sbocci la pianta che darà il vino all’Uomo è necessario
che Demetra ne seppellisca le carni straziate. Dioniso è la vita che non esiste
senza la morte, è la maledizione di nascere, è il rifiuto inconscio di morire.
Non a caso il suo culto è un’orgia avida e disperata, la sua gaiezza è intrisa
di sofferenza e il suo brio di dolore. Ebbene, tra i tuoi mille volti c’era
sempre stato il volto di Dioniso che corre pei boschi, sghignazzando zufolando
ruzzolando coi fauni e le mènadi: «Giochiamo?» C’era sempre stato quell’impeto
di vitalità. All’improvviso però esso aveva assunto un che di esasperato,
frenetico, quasi fosse una commedia per ingannare te stesso e sopportare l’idea
della morte.”
ORIANA FALLACI
Da:
Un uomo, Milano 1979, Rizzoli, 9^
edizione 1980, p. 312.
Dioniso non è altro che un Goliarda ante litteram in tutto e per tutto!!!
RispondiEliminaNon a caso, lo veneriamo col nome di Bacco. ;) Comunque, la tua risposta mi conforta... Ora, non mi sentiro più in odore di incoerenza per il mio cronico (e dionisiaco) male di vivere. xD
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