Come al solito, quando un film diventa cult, mi decido a guardarlo solo con notevole ritardo, cogliendo un pretesto al volo. Chissà perché debbo temporeggiare tanto… Forse perché, spesso, la pubblicità che circonda questo genere di pellicola funge da repellente, nel mio caso. È stato certamente il caso di 300: la locandina col maschione invasato che urla brandendo una lancia non ha avuto appeal su di me, quando è uscito nelle sale.
300 (USA, 2006; regia di Zack
Snyder), ovviamente, è il celebre film sulla battaglia delle Termopili: i Greci
in armi, principalmente il re di Sparta
Leonida e i Trecento della sua guardia personale, tennero a bada l’esercito
persiano di Serse su questo passo di montagna, prima di venir accerchiati
grazie a un tradimento (480 a.C.). Lo storico Erodoto di Alicarnasso
(Alicarnasso, 490/480 a.C. - Atene, 424 a.C. circa) narra la battaglia nel VII
Libro delle sue Storie, di cui un’ampia
parte è dedicata alle guerre persiane. A lui (non solo, ma principalmente)
dobbiamo l’immagine dei Trecento come martiri della libertà greca contro la
superbia di un sovrano assoluto.
Nel 1998, Frank Miller (autore e
illustratore) e Lynn Varley (colorista) realizzarono la graphic novel 300, da cui il film cult è stato tratto.
Personalmente, ritengo che tanto successo sia assolutamente meritato.
Innanzitutto, la fotografia è stu-pen-da:
un gioco di luci, ombre e riflessi bronzei semplicemente introvabile in
altre pellicole. Poi, voglio dire… non è certo da tutti i film riuscire a
diventare contemporaneamente un classico in ben tre generi: il dark fantasy, il porno gay e il comico.
No, non ho detto “storico” e non è stato un errore: suvvia, siamo seri…
Qual è stato il pretesto per colmare
la mia lacuna cinematografica, stavolta? Il più ovvio e onorevole, adatto a
dissimulare la mia ignorantissima curiosità: la scuola. Con una classe di prima superiore, avevo da poco
terminato di spiegare la parte del programma riguardante il romanzo storico (in
italiano) e le guerre persiane (in storia). 300
era un ponte sfacciatamente ideale fra i due argomenti. E ci ha regalato
dotte, piacevolissime ore di emozioni e risate.
Proprio con la saggia osservazione
di un alunno vorrei cominciare: “Ma… vanno in guerra in mutande?!” Ovviamente, si riferiva ai maschioni sullo schermo,
non certo agli antichi opliti greci: loro avevano la loro brava corazza di
bronzo. L’imprescindibilità del pesante armamento è stata resa ovvia dalle
punte di metallo (frecce, spade, lance) di cui le scene sono state generose:
Leonida (Gerard Butler) e i suoi compagni di gita potevano ben essere pressoché
immortali per tutta la durata della loro utilità nel film; ma le loro
controfigure storiche erano di carne come noialtri umani e non potevano certo
rischiare di farsi infilzare per nulla. La nudità era un privilegio delle
statue.
L’improbabile tenuta da California
Dream Men, in compenso, era vincente in campo estetico. Faceva pendant con l’eloquio da maschioni camerateschi
e patriottardi, veri duri a morire che
(a dispetto dell’ambientazione greca) erano sfacciatamente americani. Guardare 300 è stata una tale iniezione di
testosterone che, quasi quasi, mi farò crescere la barba. Di certo, tutte
quelle esibizioni di addominali perfetti erano altrettante pugnalate al mio
povero cuore, per la colpa d’aver trascurato l’esercizio fisico.
Ho quasi pianto, per i poveri
elefantini di Serse che precipitavano dalla scogliera (e, sì… anche per il più
giovane fra gli Spartani, decapitato a tradimento da un Persiano). In compenso,
ho versato lacrime… dalle risate, quando sono entrati in scena Serse prima e i
suoi Immortali poi.
Il Gran Re era stato trasformato in
una superstar della musica trap, ansiosa di sfoggiare ricchezza e piercing. Una
giusta rappresentazione della sua lieve inflazione
di ego: “Gli uomini non temono la mia sferza. Temono il mio divino potere”.
Serse lo afferma piazzandosi alle spalle di Leonida, mentre sono entrambi mezzi
nudi. Data la posa, non solo io, ma anche altri hanno tacitamente formulato
ipotesi maliziose sulla natura di
quel divino potere.
Gli Immortali, chiaramente arruolati
in quel di Mordor, hanno conferito al film un tocco da Signore degli Anelli in versione “tamarri da spiaggia”. Ridere, ridere, ridere ancora: ora, la guerra paura non fa…
E
l’aiutante del cattivo? Efialte, da montanaro esperto di sentieri quale era in
Erodoto, è stato trasformato in una via di mezzo fra Quasimodo, Gollum e
Alberich. I buoni sono manzi, il malvagio è un mostriciattolo curvo verso
terra: beh, questa è una cosa su cui gli antichi Greci sarebbero stati anche d’accordo.
Cesso
però di raccontare: non vorrei che mi sfuggisse qualche spoiler (si fa per
dire).
Dopo
questa prima visione didattica, attendo con ansia di poter guardare 300 o il suo film “parallelo” (300 - L’alba di un impero) con un’allegra
compagnia che saprebbe certamente apprezzarlo. Meglio ancora, però, sarebbe
goderci insieme 3ciento - Chi l’ha duro…
la vince: chissà com’è la parodia di una pellicola che, già di per sé, è
tutta una parodia dall’inizio alla fine…
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