Passa ai contenuti principali

Anime tenebrose: dai Carpazi al Danubio, passando per Praga


La dott.ssa Jennifer Radulović e il suo Circolo del Gotico non abbandonano il pubblico bresciano. Stavolta, l’argomento è stato fornito dall’innocente battuta di un’amica: venendo a sapere che Jennifer era autrice de Le novelle dei morti (2017, ABEditore), ha affermato che era naturalissimo vederla scrivere racconti gotici… dal momento che si chiamava “Radulović”.
             È effettivamente radicato nell’immaginario comune il binomio “Europa centro-orientale = brivido”. I motivi di ciò sono stati ripercorsi a Brescia, nel Teatro San Giovanni Evangelista, in una conferenza dal titolo: Anime tenebrose. Misteri, storie e leggende dai Carpazi al Danubio, passando per Praga. 
anime tenebrose circolo del gotico jennifer radulovic

            L’evento si è tenuto il 24 novembre 2018. La dott.ssa Radulović ha cominciato illustrando il complesso e sfumato quadro etnico-territoriale in cui il suo discorso avrebbe spaziato. In particolare, ha sottolineato come (nel XIV sec.) l’Ungheria fosse il regno più esteso del continente europeo. Un vero e proprio mosaico di lingue e culture, senza i rigidi confini nazionali e statali di oggi. Di esso, faceva parte la famosa Transilvania.
            Il primo personaggio presentato durante la serata, però, era russo: la Baba Yaga, la strega dalla gamba d’osso, sempre accompagnata da pestello, mortaio e scopa, nonché residente in un’isba poggiante su zampe di gallina. Brutta come l’inverno, è circondata da un recinto d’ossa e teschi: i resti di coloro a cui ha portato la morte naturale. Ma può apparire anche come una bellissima filatrice, o una protettrice di eroi. Come la terra, che è (di volta in volta) sterile e ghiacciata, ma anche splendida e generosa. È il personaggio principale di una fiaba contenuta anche nel celebre Donne che corrono coi lupi: quella di Vassilissa la saggia.
            Più difficile stabilire l’aspetto del Vij: re degli gnomi, dalle palpebre cadenti fino a terra? O drago a capo delle milizie infere? Fatto sta che esso è noto soprattutto nella versione “germanizzata” che ne ha creato Nikolaj Gogol’ nel 1835. Altri russi che hanno regalato perle al genere gotico sono: Aleksandr Puškin (La donna di picche, 1834); Ivan Turgenev (Una strana storia, 1870); Aleksej K. Tolstoj (Il vampiro, 1841; La famiglia del Vurdalak, 1839; Appuntamento tra trecento anni, 1839).
            Carla Corradi Musi, filologa ugro-finnica, si è occupata anche di tradizioni popolari riguardanti vampirismo, licantropia e sciamanesimo: in particolare, dei garabonciás, sciamani che vivevano nei boschi ed erano assai vicini agli animali.
            E Praga? È la città in cui Rodolfo II d’Asburgo (1552 –1612) scelse di vivere e morire. Educato in Spagna al rigore religioso, si appassionò poi di esoterismo e alchimia. L’attuale capitale ceca lo attrasse per la presenza di correnti gnostiche cristiane e della Qabbalah ebraica. Alla città, è legato anche Gustav Meyrink, autore de Il Golem (1913-14): romanzo ispirato proprio alla Qabbalah e a una leggenda praghese del ’500. Grazie al potere dei “nomi di Dio”, sarebbe possibile dare vita a un servo d’argilla senza volontà propria: il Golem, appunto. Il rabbino praghese Jehuda Löw, nel XVI sec., avrebbe però perso il controllo della creatura, ritrovandosi a doverla estinguere e nascondere… nella soffitta della Sinagoga Vecchia-Nuova, dove si troverebbe ancor oggi.
            Dalle leggende a luoghi macabri reali: il vecchio cimitero ebraico di Praga; l’ossario di Sedlec, in Repubblica Ceca, famoso (fra l’altro) per il suo raffinato lampadario… in ossa umane. E altre tappe sorprendenti, che vi lasceremo il piacere di scoprire nelle future edizioni di Anime tenebrose.
            La Radulović si è occupata anche della storia dietro i miti di Vlad l’Impalatore (1431-1476/7), modello del letterario Dracula, e della contessa Erzsébet Báthory (1560-1614). Due figure nelle quali la fantasia prende spesso il sopravvento sulla cronaca… Senza nulla togliere al valore dell’immaginazione per lo storico, che deve calarsi in dimensioni così lontane dal suo “qui ed ora”.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

"Gomorra": dal libro al film

All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza.   Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italiana: i