Passa ai contenuti principali

Anno nuovo... e la Banda di Manerbio?

 Si suol dire: “Anno nuovo, vita nuova”. Certamente, la Civica Associazione Musicale “S. Cecilia” di Manerbio è intenzionata a proseguire il proprio cammino. Abbiamo già parlato (negli scorsi numeri) delle iniziative volte a mantenerla in attività, sia pure con le limitazioni legate alla pandemia. 

banda manerbio

            Il presidente della Banda, Mario Fiorini, ha voluto aggiungere qualche dettaglio sui rinnovamenti materiali nella sede. Innanzitutto, è stata pulita e disinfettata: condizione indispensabile a riprendere le lezioni di musica individuali in presenza. Anche gli spazi sono stati studiati in modo da consentire il mantenimento delle dovute distanze. Il lavoro è stato eseguito dai bandisti stessi, su base volontaria.

            È stato invece grazie all’omaggio di alcune ditte che la sede è stata rifornita di nuovi leggii dall’aspetto peculiare, con una bella chiave di violino a decorarli. Essi sono stati assemblati dall’ex-bandista Romano Fadani. Un contributo alle spese generali è giunto invece dall’Assessorato alla Cultura.

            Per quanto riguarda gli eventi on line, già dal 25 gennaio sono in corso le “Lezioni in banda!”: una serie di videoconferenze a tema. La prima, tenuta da Giulio Piccinelli, è stata dedicata al compositore australiano  Percy Grainger (1882-1961): sperimentatore e collezionista di musiche popolari. Fabiano Redolfi ha poi parlato del genere del musical, mentre Piero Damiani ha trattato il tema della composizione. A Demetra Boninsegna è stata affidata l’opera pucciniana. Queste lezioni sono state tenute sulla piattaforma Zoom e sono state aperte a tutti i membri della “S. Cecilia”. Fiorini non ha però taciuto il desiderio di riproporle su più vasta scala… e che il nuovo anno porti consiglio.

 

Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 162 (febbraio 2021), p. 16.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

Il Cimitero di Manerbio: cittadini fino all'ultimo

Con l'autunno, è arrivato anche il momento di ricordare l' "autunno della vita" e chi gli è andato incontro: i nostri cari defunti. Perché non parlare della storia del nostro Cimitero , che presto molti manerbiesi andranno a visitare?  Ovviamente, il luogo di sepoltura non è sempre stato là dove si trova oggi, né ha sempre avuto le stesse caratteristiche. Fino al 1817, il camposanto di Manerbio era adiacente al lato settentrionale della chiesa parrocchiale , fra la casa del curato di S. Vincenzo e la strada provinciale. Era un'usanza di origine medievale, che voleva le tombe affiancate ai luoghi sacri, quando non addirittura all'interno di essi. Magari sotto l'altare, se si trattava di defunti in odore di santità. Era un modo per onorare coloro che ormai "erano con Dio" e degni a loro volta di una forma di venerazione. Per costituire questo camposanto, era stato acquistato un terreno privato ed era stata occupata anche una parte del terraglio