La
mattina non esiste. E il buio attua un colpo di Stato tutte le sere, dopo
l’aperitivo. È fondo come il mare; persone e pensieri sono pesci che ci
guizzano accanto, ignoti e indistinti. Il mare di buio è alcolico, fa parlare i
bicchieri. Sicché le poesie sono Prove di
nuoto nella birra scura (Sesto San Giovanni 2014, edizioni del Foglio
Clandestino).
Dario Bertini (N. Legnano, 1988) è
alla sua terza raccolta di versi, dopo Distilleria di contrabbando (Pavia 2009, Cardano) e Frequenze clandestine (2012, Sigismundus Editrice). Il suo contrabbando, per l’appunto, è quello
della poesia, infilata “in pub, bar, piazze e camere in affitto” (p. 87).
Questi sono anche la materia letteraria di Dario, trasfigurata da un
surrealismo a ritmo di jazz. Nel mondo del poeta, tutto è normale: una foca
svedese in fondo all’armadio (troppo facile far battute sull’Ikea), scimmie che
scandiscono i carmi di Catullo, conigli che prendono vita su una camicia e
avventori di pub che schizzano in orbita per una visione femminile. Il poeta è
colui che combatte il drago, mentre il resto del mondo gli scivola accanto
distratto:
…dato che non ho
niente da fare
[…]
gli darò
battaglia su tutti i tetti della città,
giusto per
dargli soddisfazione
o per avere
qualcosa da raccontare
la prossima
volta che andrò al bar.
(p. 57)
(Del
resto, i draghi sono passati di moda. Il fisco, il mutuo e il lavoro fanno
molta più paura).
L’universo di Dario è senza centro
e, in esso, l’uomo è nato per fare ridere
i fiori quale concime (p. 21) o per
fare pipì (p. 66). Ma ciò non significa che, nel frattempo, non si possano
compiere imprese grandiose, lasciare il proprio nome ai posteri, fare incontri
ammalianti in qualunque bar, su qualunque taxi, in qualunque stanza d’albergo.
L’importante è:
non parlate al
conducente
[…]
se rispondesse,
potrebbe essere pericoloso,
molto
pericoloso,
sapere da che
parte si sta andando.
(p. 45)
Dario
Bertini, Prove di nuoto nella birra
scura, (“Quercus suber”), Sesto San Giovanni 2014, edizioni del Foglio
Clandestino, 99 pp., 8 €.
Ho avuto la fortuna - e il piacere - di assistere a una performance dell'autore, ahimè, senza accompagnamento musicale, però. Le parole, la voce, il ritmo che si dà l'autore col piede sinistro, quasi come "ouverture" ai testi che ha proposto, mostrano passione e visione: lavoro e magia, ovvero l'opera del poeta. Con Dario Bertini si svela, oltre al lavoro poetico, la bellezza dell'ascolto, capacità che, solitamente, non si addice a chi scrive. Dario trasporta gli ascoltatori nei suoi versi, ma non li imprigiona, anzi li si può vedere che girano tra i suoi colori, i suoi animali, le sue sensazioni. Non dubito, se dovesse capitarmi di assistere ad un suo evento con musica, di vedere gli ascoltatori aggrappati al pentagramma e giocare con le note.
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