" [...] L’incantevole elegia che qui si presenta è composta di due discorsi, incastrati l’uno nell’altro, secondo una tecnica cara ai poeti alessandrini: il primo è il lamento, per l’appunto, di una porta, che invece dei trionfatori che abitarono un tempo quella casa, ospita ora una donna "di facili costumi". Davanti alla porta ora avvengono risse di ubriachi e si lamentano gli amanti esclusi; di uno di questi la porta riferisce il triste quanto accorato lamento. Dopo aver esaminato il serrato dialogo tra una porta e un viandante nel carme 67 di Catullo, un ennesimo motivo di παρακλαυσίθυρον, sebbene riferito dalla porta stessa, non dovrebbe costituire, ormai, una novità nel panorama antropologico della porta nella letteratura latina. Di questo parere è, peraltro, Nicola Terzaghi. Egli, in un saggio in relazione anche a questa elegia, assegna alla porta attributi come materiale, insensibile, ingrata e, pur lodando il lirismo properziano, considera il motivo descritto di παρακλαυσίθυρον come tradizionalmente trito. Sebbene autorevoli, cercheremo di sfatare queste dichiarazioni e proporre un’analisi difforme che riesca a leggere più nel profondo il testo properziano... (continua)"
Lorenzo Dell'Oso , Filologia del mondo nuovo su Edoardo Varini Publishing
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