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Franco Buffoni racconta le grandi icone queer





Volti di poeti generati con l'intelligenza artificiale, sul modello di Leopardi, Wilde e Byron, in riferimento alle icone queer di cui parla Franco Buffoni.
Immagine generata con Leonardo A.I.

Franco Buffoni
(Gallarate, 1948) è un affermato poeta, romanziere, saggista e drammaturgo. La sua attenzione di studioso si è più volte soffermata sulle biografie dei grandi scrittori omosessuali e bisessuali. E sempre di icone queer parla, appunto, Aureole e tigri dal mondo queer (Roma 2025, Il ramo e la foglia edizioni). 

Le aureole: icone queer cristiane 

Cosa vuol dire questo curioso titolo? Le aureole sono quelle di Sergio e Bacco, due giovani ufficiali in servizio presso la corte romana d'Oriente all'inizio del IV secolo d.C. Erano entrambi cristiani e per questo furono martirizzati sotto Diocleziano, nel 303. Ciò che interessa principalmente a Buffoni, però, è il fatto che la Passio antiquior leggendaria dei due santi definisca Sergio "il dolce compagno e amante di Bacco". Anche i termini usati nell'originale greco non potrebbero essere più espliciti. Il loro legame nella vita e nel martirio è ricordato dalle loro aureole intrecciate, nei dipinti che li raffigurano. Il loro culto è diffuso nella cristianità orientale e S. Sergio è co-patrono di Trieste. Soprattutto, i due soldati innamorati sono diventati un cult (in tutti i sensi) per i gay cristiani in Nordamerica.

Adrienne Rich e le tigri di zia Jennifer 

Le tigri sono invece quelle di zia Jennifer in una poesia di Adrienne Rich (Baltimora, 1929 - Santa Cruz, 2012): Aunt Jennifer's Tigers, appunto. Le belve sono le protagoniste del ricamo realizzato dalla donna, mentre il peso della fede nuziale le opprime la mano che regge l'ago. Un peso certamente psicologico e sociale, più che materiale. Le tigri sono il suo coraggio, la sua passione e i suoi sogni. Resteranno testimoni della sua vera anima anche dopo la morte di lei, alla fine di una vita di vincoli e sacrifici. La poesia è emblematica delle scelte esistenziali e artistiche di Adrienne Rich, tutte volte ad alleggerire le donne dai pesi che le ostacolano. Insieme allo spirito femminista e lesbico, è ben presente in lei la grande letteratura, soprattutto Shakespeare.

Shakespeare e Byron: il valore delle icone queer


Proprio William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, 1564 - ivi, 1616) è l'autore di una serie di sonetti dedicati a un fair youth, un "bel giovane". Comunemente letti come un omaggio a un nobile mecenate, esprimono un'ardente infatuazione per l'avvenenza del ragazzo. E se fossero sonetti d'amore? Alla sola idea, Robert Browning esclamò:

If so, Shakespeare the less!


"Se è così, Shakespeare vale meno!". Un atteggiamento che potrebbe riguardare anche Lord Byron (Londra, 1788 - Missolungi, 1824). Il grande poeta romantico è famoso per avventure passionali di ogni tipo, ma è stato definito "basically homosexual" dal critico letterario Harold Bloom nel 1973. Eppure, Doris Langley Moore, nella sua appassionata biografia di Lord Byron (1974), si affrettò a negare l'orientamento sessuale del suo idolo, falsificando e fraintendendo volutamente molti passi della sua opera. Un atteggiamento diffuso e costante nel mondo accademico, nei confronti di molte grandi icone queer. Negare la loro sessualità, per non "sminuirne il valore": una scelta non solo intellettualmente disonesta, ma anche pagata con il travisamento di opere e gesta. Ecco perché è così importante disseppellire queste parti della Storia, scoprire quali icone del passato erano persone queer.

Re, poeti, musicisti e sportivi

Altri grandissimi su cui si è soffermato Buffoni sono re Edoardo II Plantageneto, il tennista Von Cramm, il pugile Emile Griffith, musicisti come Chopin e Ciaikovski, poeti come Cummings. Tra le icone queer, è dato uno spazio consistente a diversi italiani: Leopardi, Pasolini, Saba, persino D'Annunzio che vagheggia un giovanissimo Alberto Spadolini.
Chi chiude questa carrellata? Non lo anticipiamo. Diciamo solo che è il protagonista di un recente fatto di cronaca, in cui il senso di umanità di un assassino ha prevalso sulla feroce omofobia di un "padre". Per quanto buia sia la Storia, può ancora prevalere la luce delle aureole e delle tigri. 

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