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La Deposizione del Pittoni |
Il 19
giugno 2025, l’incontro è stato dedicato a Giambattista Pittoni (Venezia, 6 giugno
1687– ivi, 16 novembre 1767). È un pittore veneziano e non a caso: Manerbio,
come tutta l’area bresciana, era all’epoca parte della Repubblica di Venezia. Essa
era già in declino dalla metà del Quattrocento; tuttavia, nel Settecento,
conobbe il suo ultimo sfolgorio come potenza culturale.
Quanto
alla Manerbio dell’epoca, ricordiamo che uscì non indenne dalla peste del 1630,
ma poté poi godere di decenni pacifici (con poche parentesi per i passaggi di
truppe imperiali e francesi). Fiorirono nuove attività: mulini, fornaci e
magli. La popolazione vide un incremento. Anche l’edilizia era in pieno fervore:
ne sono emblemi l’attuale chiesa parrocchiale, edificata tra il 1715 e il 1780,
e Palazzo Luzzago, restaurato e ampliato proprio nel XVIII secolo.
In tutto questo, arrivò l’opera del
Pittoni: la “Deposizione” dell’altare laterale dedicato al Santissimo
Sacramento, nella chiesa parrocchiale di Manerbio. La datazione dell’opera è
incerta, ma è collocabile intorno alla metà del Settecento. La commissione
proveniva dalla famiglia Luzzago. La “Deposizione” manerbiese è riconosciuta
come una delle più importanti opere del Pittoni maturo. La scena è sapientemente
costruita secondo tre linee spiraliformi che terminano in cima alla croce
sollevata dagli angeli. Anche la ricchezza di colori va apprezzata e
contribuisce a intensificare il dramma. Malosso, Perdon d'Assisi
Il 26 giugno, è stata la volta di
Giovanni Battista Trotti, detto il Malosso (Cremona, 1555 – Parma, 1619). Il
curioso soprannome potrebbe essere dovuto al suo carattere o alla drammaticità
delle sue opere. Questa forte carica emotiva è tipica del Manierismo lombardo.
Il Malosso si formò presso Bernardino Campi e fu influenzato dal Moretto e dal
Romanino. Operò in un periodo di relativa pace; ma non dimentichiamo che il XVI
secolo fu il teatro delle guerre tra Francia e Impero asburgico, in cui
l’Italia fu terribilmente coinvolta. Anche la Riforma luterana che divise la
cristianità non mancò di rendere l’epoca ancor più tormentata. Lo stesso
Malosso fu pervaso da un sentimento religioso intenso, che lo portò a entrare
nella Confraternita dei Crocesignati. Per la chiesa parrocchiale di Manerbio,
realizzò il “Perdon d’Assisi” (1598) per l’altare laterale dedicato a S.
Francesco. I committenti, stavolta, erano i Gambara, di cui compare lo stemma
nella tela. Un biglietto dipinto in primo piano reca la firma del Malosso e la
data d’esecuzione. L’opera, più composta e luminosa rispetto a quelle abituali
dell’artista, è attribuita al periodo della sua piena maturità. Il soggetto
esalta la facoltà dei santi e della Chiesa di garantire la salvezza eterna
tramite la remissione dei peccati, in polemica con il luteranesimo.
Il 3 luglio, l’incontro si è tenuto
nella stessa chiesa parrocchiale, per una visita guidata. Il suo ricco
patrimonio artistico ha richiesto oltre vent’anni di restauri a partire dal
1985. Di tutto questo, menzioniamo soprattutto l’affresco sul soffitto della
sacrestia, rappresentante papa Sisto II e S. Lorenzo condotti al martirio. La
statua di Minerva raffigurata nella composizione è forse un’allusione al culto
della dea nella Manerbio precristiana. L’affresco è stato realizzato da Carlo
Innocenzo Carloni (Scaria d'Intelvi, 1687 –
ivi, 1775) ed è un tripudio di colori luminosi: esso ricorda che Carloni si
formò nella Venezia di Tiepolo. Carloni, Martirio di Sisto II e S. Lorenzo
Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 218 (agosto
2025), p. 5.
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