I Blu Angels ci fanno sognare, cantare e ricordare... esattamente da 25 anni. È l’anniversario che hanno festeggiato in Piazza Italia a Manerbio, la sera del 19 luglio 2025. Questa è la loro attuale formazione: Diego Baruffi (voce), Ugo Mangeri (chitarra acustica), Fabio Berteni (tastiera), Marco Cetara (chitarra solista), Dario Marocchi (batteria) e Stefania Bugatti (basso). Naturalmente, il gruppo non è sempre stato così composto. Col tempo, sono arrivati nuovi membri e se ne sono andati altri, come il tastierista Giovanni Primomo. In particolare, Baruffi ha voluto ricordare lo storico chitarrista Davide Brignoli, deceduto circa una decina d’anni fa. I Blu Angels hanno eseguito proprio uno dei suoi brani preferiti: “Pregherò” di Adriano Celentano (1962). La serata era stata aperta da un altro loro cavallo di battaglia, “Aironi neri” dei Nomadi (1991), seguita da “Sognando la California” dei Dik Dik (1966). “Tutto a posto” dei Nomadi (1974) ha sostituito il viaggio dei sogni con quello della nostalgia e della disillusione. “Pugni chiusi” di Demetrio Stratos & I Ribelli (1967) esprimeva la volontà di non rassegnarsi alla disperazione e di aprirsi all’amore.
Di
tutt’altro segno era “Volando” (1976) dei Dik Dik, traduzione di un testo reso
celebre da Rod Stewart. “Ma che film la vita” dei Nomadi (1992) ricordava la
ricchezza di doni ricevuti dall’esistenza.
Lucio Battisti, un altro nume tutelare dei Blu Angels, è
stato omaggiato con “Il tempo di morire” (1970): una richiesta d’amore allo
stesso tempo spavalda e disperata, dedicata a un’amica presente nel pubblico.
Più meditativa e trasognata era “Impressioni di settembre” (1971) della
Premiata Forneria Marconi.
Baruffi ha poi coinvolto il pubblico con un altro grande
classico, “Tanta voglia di lei” dei Pooh (1971). Di tutt’altro tenore erano le
parole del “Ragazzo di strada” cantato dai Corvi (1966): un “poco di buono” che
non accetta di vedersi preso in giro da una signorina viziata.
Una
fiaba cattiva è quella dei Nomadi, intitolata “C’è un re” (1991): la storia di
tutti i leader indifferenti alle sofferenze del proprio popolo. Sempre dei
Nomadi era la celeberrima “Io vagabondo” (1972). Un altro loro brano
sempreverde riproposto dai Blu Angels era “Un pugno di sabbia” (1970),
espressione di una gelosia accecante. Non sembra invece soffrirne il
protagonista di “Dieci ragazze” (1969), tendente alla poligamia, sebbene sia
folle di passione per una specifica donna. I Blu Angels hanno eseguito il pezzo
con l’arrangiamento dei Dik Dik. Una supplica amorosa di tenore ben diverso era
“Se perdo anche te” (1966) di Gianni Morandi. Il crescendo di struggimento è
arrivato fino a “Perdono” (1966) di Caterina Caselli.
Con “Il vento del nord” (1995), i Blu Angels sono tornati
al repertorio dei Nomadi, per parlare di un viaggio alla scoperta dei luoghi
più mistici della Terra. Non avrebbe potuto mancare “Bandiera gialla” di Gianni
Pettenati (1966), inno alla spensieratezza giovanile.
Le note di Lucio Battisti hanno poi ricordato che l’amore
non sarà “Un’avventura” (1969). La conclusione è spettata a Gianni Morandi, con
“C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” (1966). In
tempi caldi di guerre come questi, è un monito da non dimenticare.
Di certo non dimenticato è stato Roberto Hermoch,
ex-batterista dei Blu Angels a riposo: è stato omaggiato e applaudito durante
la serata, come si conveniva a qualcuno che ha contribuito a scrivere la storia
del gruppo.
Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 218 (agosto
2025), p. 6.
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