“Altas Hazewalker e Dagon Karvinskij sono i più grandi eroi di Nebulae Calig. Eppure le loro storie non verranno mai raccontate. Istituirò un ricordo”.
Nato a
Steamset nel 1609 D.U. ma cresciuto a Tukanka il giovane Dagon Hazewalker porta
con sé la volontà di collegare due mondi. L’idealismo di una terra lontana ha
incontrato la storia musicale di tutto ciò che è vicino. La stabilizzazione
della bussola è ancora lontana e per questo il genere musicale non ha ancora
subito una vera e propria canalizzazione. Per quanto ne sappiamo però, il
genere che più potrebbe avvicinarsi a ciò che c’è qui, ovvero “dall’altra parte
di Nebulae Calig”, è una sopraspecie di cantautorato influenzato da venature
elettroniche e analogicamente distorte.
Anche la
lingua utilizzata nei propri brani varia in virtù di scelte arbitrarie. Le
diramazioni che avremo saranno principalmente in italiano, qualche volta in
inglese, e chissà se ci sarà spazio per qualcosa in vernacolare tukankiano.
L’intervista
Dimmi un po’, ma non è
che musicando aspiri a inserirti in ogni fase di standby?
Può darsi, la presenza è diventata
decisamente il fulcro dello story-telling contemporanea, quindi perché non dare
il massimo fondendo musica e scrittura?
Un singolo può valere
un intero album musicale?
Un singolo non varrà mai quanto un
intero disco, purtroppo la modalità in cui la musica viene fruita sta cambiando
inesorabilmente. Adesso è molto più remunerativo, dal punto di vista del “farsi
ascoltare”, viaggiare su questa lunghezza d’onda, concedendosi a piccoli pezzi.
La sperimentazione ad
arte può mai avere a che fare con l’infondatezza? Nel tuo caso un’arte dipende
dall’altra?
Beh, nella maggior parte dei casi la
sperimentazione è sinonimo d’infondatezza. Nel mio caso musica e parole si
sostengono l’una sull’altra per creare uno spirale che continua a generarle
periodicamente.
La modernità, cosa ti
suscita? Come affronti una qualsivoglia distanza (diversificarle è un lusso?) ?
Il tuo pubblico è fatto di solitudini? Per riprendere a fissare dei valori
occorre essere impopolari?
Credo che ognuno di noi sia fatto di
solitudini. La discriminante potrebbe essere le metodologie di accettazione di
essa. Questa modernità a modo suo sta tornando ad essere neutrale e non è più
necessario essere impopolari per fissare dei valori. Le distanze non esistono
più.
Quando provi piacere a
esprimerti chiaramente?
In verità la chiarezza preferisco
tenerla per il quotidiano.
Che rapporto hai con la
tua identità?
Un rapporto normalissimo direi. Sono
nato a Steamset nel 1609 D.U. e sono cresciuto a Tukanka fino a trasferirmi in
Italia. Mi sembrano i presupposti giusti per avere un rapporto non conflittuale
con la mia identità.
Il tempo c’induce a
dimostrare d’essere realisti come dei cantautori in attesa del giudizio
universale…?
Il tempo non dovrebbe portarci ad
essere qualcosa. I cantautori aspetterebbero il giudizio universale anche se si
trovassero già dall’altra parte.
Ci vuole maturità per
conquistare il Progresso o per farne parte?
A quest’ultima rispondo citando Salinger:
ciò che distingue l’uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa,
mentre ciò che distingue l’uomo maturo è che vuole vivere umilmente per essa.
A CURA DI
VINCENZO CALÒ
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