Ratatouille: la società riassunta in una cucina, dove la familiarità di mestoli e pentole nasconde una rete di rapporti complessi. Il ristorante Gusteau conosce l'affanno dell'ambizione, la pressione del giudizio. Perché la cucina non è solo nutrimento e gusto, quando affronta critiche influenti. Spesso, la battaglia si gioca sulle stelle dell'insegna, delle quali le pietanze sono prezzo ed ostaggi. Per di più, la direzione del ristorante è passata al bieco capocuoco Skinner, affarista senza scrupoli che punta più sulla vendibilità dei generi alimentari che sulla loro qualità effettiva.
In questa cucina di lusso è difficile farsi strada. Lo sa Colette, unica donna a tentare la scalata ad una gerarchia di uomini. Lo sa il giovane Linguini, accolto -dice Skinner- per riguardo al defunto fondatore, del quale la madre di Linguini era una vecchia fiamma. Meno ancora di loro sarebbe ben accetto l'ospite più indesiderato per una cucina: un topo. Eppure, Rémy è devoto alla memoria del fondatore Auguste Gusteau; come il grande cuoco, possiede un gusto ed un olfatto finissimi. E si fa forte del suo motto: Chiunque può cucinare. Un motto aureo, invitante alla "meritocrazia", che rischia, però, di rimanere teorico. Soprattutto se, come Rémy, si proviene da una colonia di topi poverissima e perseguitata, relegata in una soffitta. Immagine dell'emarginazione di gruppi sociali, sotto qualunque forma si presenti. Facile vedervi collegamenti con l'attualità, nella quale si discute molto di integrazione. Disperatamente necessaria, ma -come mostra il padre di Rémy- nient'affatto idilliaca. La realtà è quella di una guerra. Lo imparerà bene il giovane topo, che si troverà ad un passo dall'essere annegato nella Senna.
Ad eseguire la sentenza di morte, emessa da Skinner, dovrebbe essere proprio Linguini. Ma qualcosa non va secondo gli ordini del capocuoco. Rémy e lo sguattero di cucina sono troppo simili per potersi combattere. E decidono di allearsi, per conquistarsi, insieme, "un posto al sole".
Il sodalizio si intreccia con un altro filo: quello che collega Colette a Linguini.
Un'intesa silenziosa, fra le uniche persone in grado di costruire rapporti autentici, in quella verticale società di cucina. Colette, abile cuoca, conosce a menadito le ricette di Gusteau e difende appassionatamente le tradizioni del ristorante. Forse anche per questo è attratta dall'inesperto Linguini, al quale è perfino interdetto cucinare. Il giovane, da parte sua, si lascia avvicinare e guidare da questa "mamma" dal fascino sottile. Proprio la goffaggine di Linguini, unita a quella di Rémy, farà da "galeotto" fra i due. Il trio vincerà anche sulla durezza di Anton Ego, il critico culinario più temuto dal ristorante Gusteau. La gastronomia recupera l'originario legame con il nutrimento, la gioia del palato che diventa gioia del cuore. Il "miracolo" viene operato da un piatto di ratatouille, pietanza povera, ma arricchita dall'ingegno e dalla creatività di Rémy.
Naturalmente, il lieto fine non può essere perfetto. L'ottica finemente realistica del film mostra una vittoria ottenuta dalle convenzioni sociali: la chiusura del ristorante Gusteau ed il ritiro di Ego, che aveva osato lodare un ristorante ove cucinava un topo.
Ma l'ultima parola spetta al coraggio ed anticonformismo dei protagonisti. Per una porta chiusa, ne viene aperta un'altra: il Ratatouille, dove Linguini e Colette possono sperimentare una "società di cucina" meno classista e dove i topi hanno addirittura una sala tutta per loro.
Fa bene vedere quell'insegna nel cielo di Parigi, sorridentemente accostata alla Tour Eiffel. Fra le luci di un mondo affannato nell'ambizione, il respiro di un sogno. E' costato sudore ed umiliazione. Ma qui -per gruppi ed individui- è stata combattuta la battaglia di una vita.
Questo film è veramente bellissimo!
RispondiEliminaSottoscrivo pienamente, tesoro. I film d'animazione come questo sono l'esempio più lampante di come questioni serie possano essere affrontate in modo assolutamente non intellettualistico. :-)
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