L'idea di un mondo nascosto sotto la propria casa può essere sia affascinante che inquietante. Soprattutto se questo mondo prende in prestito frammenti del nostro. Questa è l'idea di Hayao Miyazaki, già noto come "padre" di Nausicaa della Valle del Vento. Lo sceneggiatore ha trasferito a Tokyo una serie di racconti inglesi (Mary Norton, The Borrowers). The Borrowers viene tradotto come "I Prendimprestito". Questa è l'autodefinizione di una stirpe di gnomi che vive in simbiosi con le case degli umani, "prendendo in prestito" oggetti minuscoli e/o dimenticati (zollette di zucchero, spilli, fazzoletti di carta...) pressoché insignificanti per i proprietari, ma indispensabili per la vita quotidiana di un mondo minuscolo.
Pur non potendo fare a meno degli umani, gli gnomi si guardano bene dal palesarsi a loro: temono le reazioni di "giganti" non sempre felici di "dare in prestito", a prescindere dal reale bisogno che possono avere di una zolletta o di uno spillo.
Le reazioni della signora Haru, domestica di una villa in campagna, sembrano dare ragione a questi timori. Rilevando la presenza di gnomi, ella chiama addirittura una ditta di derattizzazione, per liberare la casa dai "ladri" che la "infestano". Paure che, agli occhi dello spettatore, risultano grette, poiché sa che i "chissà quanti" gnomi "ladri" si riducono ad una sparuta famigliola: una coppia di coniugi e la figlia quattordicenne, Arrietty. Intraprendente e vivace, la ragazzina finisce per imbattersi in Shō, il giovanissimo nipote della padrona di casa. Questi, al contrario della domestica, stabilisce fin da subito una solidarietà con gli gnomi, al punto da recapitar loro la preziosissima zolletta di zucchero smarrita da Arrietty. Questa scelta di comportamento era già stata proposta dal nonno del ragazzo, che aveva addirittura ordinato ad un artigiano inglese una pregevolissima casa in miniatura, sperando che gli gnomi vi venissero ad abitare. Prevale, però, l'istinto di sopravvivenza: il contatto aperto con gli umani -secondo i "prendimprestito"- è sempre e comunque pericoloso ed impone un rapido trasloco. Una tematica portante è, dunque, la paura, legata alla lotta per l'autoconservazione.
Arrietty e Shō riescono a superarla grazie a due fondamentali punti che hanno in comune: sono bambini, pertanto più fiduciosi e disponibili alla conoscenza reciproca; sono entrambi vicini alla morte, sebbene in modo diverso. Arrietty assiste alla progressiva estinzione della propria specie, ormai ridotta a cinque o sei esemplari nei dintorni. Shō è cardiopatico ed in attesa di una rischiosissima operazione.
La minuscola amica che "prende in prestito" la sua vita finisce per divenire parte del suo cuore, trasmettendogli la propria inesauribile capacità di sopravvivenza. Arrietty gli fa balenare anche il calore di una famiglia, che al ragazzino manca (i genitori sono divorziati; egli è affidato alla madre, sempre lontana per lavoro).
Il momento del commiato arriva, tuttavia, inevitabile. Gli gnomi traslocano, trasferendosi presso Spiller, un "buon selvaggio" al quale Arrietty si affeziona subito. L'ultimo saluto fra Shō e la sua amica apre le loro storie alla possibilità di un epilogo felice: il ragazzino guarda con più speranza all'operazione imminente; la giovanissima "prendimprestito" stabilisce un'intesa con Spiller, nella quale si intravvede lo spiraglio di una nuova coppia, una continuità della vita per la specie degli gnomi.
Arrietty è un film sulla necessità e la fatica di sopravvivere, sulla scelta fra una cieca difesa delle proprie briciole ed un dialogo fra bisogni diversi. Perché ci sono sempre mondi sotto il pavimento delle abitudini.
Grazie. :* È da leggersi per chi abbia già visto il film, però. :)
RispondiEliminaSicuramente... Infatti, non la intendevo propriamente come una recensione. E' più una "spremitura del senso" post-visione. :-)
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