Passa ai contenuti principali

L'estate della Banda di Manerbio

D’estate, anche la Civica Associazione Musicale “S. Cecilia” si prende una meritata pausa. Ma non prima d’aver salutato i manerbiesi con i suoi concerti estivi all’aperto

La Banda di Manerbio suona al Parco "Luigi Damiani", o "Parco delle Ville", durante uno dei suoi concerti estivi 2024.

Nel 2024, ne ha tenuti due, entrambi nel parco “Luigi Damiani” (ex “Don Bosco”), quello delle “Ville”. Il primo ha avuto luogo il 15 giugno, l’altro il 27 giugno, entrambi in orario serale. Il programma ha mescolato (come si suol dire) “tradizione e innovazione”. Sono state eseguite classiche marce per banda, insieme a pezzi pop, brani tratti da musical e composizioni già proposte durante lo scorso Concerto di Primavera.

            Proprio con un’allegra marcia è cominciata la serata del 27 giugno. È seguito il saluto del sindaco Paolo Vittorielli, insieme a quello della presidentessa della Banda, Lorena Ziletti.

            Parlando di musica pop, il brano successivo è stato “Coldplay in Symphony”, che riunisce in una composizione per orchestra proprio alcuni pezzi famosi dei Coldplay.  È arrivato poi “King Cotton” di John Philip Sousa (Washington, 1854 – Reading, 1932), uno dei primi compositori a scrivere per le bande e noto soprattutto per le sue marce militari. Successivamente, è stato proposto qualcosa di un po’ più insolito: “Proud Mary” dei Creedence Clearwater Revival, un gruppo rock californiano degli anni Sessanta.  “Evita” riassumeva i motivi dell’omonimo musical (1978) scritto da Tim Rice e Andrew Lloyd Webber per onorare la figura della “primera dama” argentina Evita Perón (Los Toldos, 1919 – Buenos Aires, 1952).

Con “High School Cadets” del suddetto Sousa, la banda è tornata al suo repertorio di marce militari e ritmi baldanzosi. A scatenarsi in seguito è stato però un altro ritmo, quello da discoteca, con un grande classico dei Village People: “YMCA” (1978). Nemmeno “Bohemian Rhapsody” (1975) dei Queen aveva bisogno di presentazioni.

Sousa è tornato con “El Capitan”. Ma la conclusione è spettata a “Annie”, tratto dall’omonimo musical (1976) dedicato a una celebre orfanella dei fumetti. Una vicenda dolorosa e complicata, ma con un lieto fine: un delicato modo di salutare i manerbiesi per l’estate.

 

Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 206 (agosto 2024), p. 6.


Vuoi ascoltare i brani citati e tutta la tua musica preferita? Iscriviti qui ad Amazon Music Unlimited!

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

"Gomorra": dal libro al film

All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza.   Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italiana: i