Il secondo cerchio infernale,
quello dei lussuriosi, è descritto dall'Alighieri come destinato a coloro
"che la ragion sommettono al talento" (v. 39). Secondo Chiofalo,
questa definizione potrebbe essere applicata a tutti i dannati: prima ancor che
trasgredire un divieto religioso, hanno violato norme etiche elaborate dalla
ragione umana.
Nel caso dei lussuriosi, è stato
il loro desiderio carnale a trascinarli verso situazioni rovinose, come la
tempesta che li travolge ora nelle tenebre infernali. Tra di loro, ci sono
Paolo Malatesta (1246 ca. - tra 1283 e 1285) e Francesca da Polenta (1259/60 -
tra 1283 e 1285). Erano cognati, per via del matrimonio combinato di lei con
Gianciotto Malatesta. Ebbero una relazione adulterina, terminata con il loro
duplice assassinio ad opera dello stesso Gianciotto. I dettagli sulla vicenda
sono incerti sul piano storico; la versione più famosa e dettagliata è stata
elaborata da Giovanni Boccaccio nelle Esposizioni sopra la Comedia (1373). Qui, Francesca viene presentata come vittima di un inganno: per farle
accettare il consorte prescelto, il brutto e zoppo Gianciotto, le nozze vengono
celebrate per procura col fratello di lui, Paolo, giunto ad impersonare lo
sposo. La scoperta dell'inganno non avrebbe però mutato l'amore concepito da
Francesca a prima vista per il cognato. Chiofalo ha suggerito un secondo
movente per l'omicidio: il progetto del nuovo matrimonio di Gianciotto con
Zambrasina dei Zambrasi.
Oltre all'empatia verso gli sventurati amanti e alla condanna del doppio assassinio in famiglia, il canto dantesco contiene anche un'implicita critica al mito dell'amor cortese, colpevole di idealizzare l'adulterio e di causare così simili tragedie. La Francesca di Dante cita non solo le teorie di Andrea Cappellano (1150-1220) nel De Amore, ma anche quelle del poeta Guido Guinizzelli (1235-1276): l'innamoramento sarebbe tipico dei cuori nobili, così come il contraccambio dell'amore. Una giustificazione morale sufficiente per la relazione fra i due cognati? O la mistificazione di un'infatuazione puramente carnale e contraria alla ragione?
L'episodio dantesco è stato
accompagnato da alcune canzoni d'autore eseguite al pianoforte dallo stesso
Chiofalo. "Inverno" (1968) di Fabrizio De André ha steso un velo
sull' "insensata cura de' mortali" che porta alla dannazione. Non
avrebbero potuto mancare brani d'amore appassionato: "Con tutto l'amore
che posso" (1972) di Claudio Baglioni, "Dio, come ti amo!"
(1966) di Domenico Modugno, "La costruzione di un amore" (1978) di
Ivano Fossati. "La canzone di Marinella" (1962), sempre di De André,
è invece nata dall'edulcorazione di un efferato episodio di cronaca: una
ragazza brutalmente uccisa come la Francesca di Dante. "Uomini soli"
(1990) dei Pooh alludeva alla difficoltà di comunicare: nel Duecento per
l'assenza di telecomunicazioni, oggi per motivi più complessi. Il filo
conduttore dei sentimenti ha unito i tempi di Dante ai nostri, in una storia
d'amore che scavalca i secoli.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 208 (ottobre 2024), p. 14.
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