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InterviStorie - Intervista con Massimo Blasi

 Proseguiamo con le nostre InterviStorie. Stavolta, ci ritufferemo nell'antica Roma... 


Massimo Blasi

Massimo Blasi è Dottore di ricerca in Filologia e storia del mondo antico. È autore di numerosi articoli scientifici pubblicati su riviste italiane e straniere, di una monografia insignita nel 2012 del Premio “Sapienza Università Editrice” (Strategie funerarie. Onori funebri pubblici e loro uso politico nella Roma medio e tardorepubblicana, 230-27 a.C.) e, con Laura Zadra, di una serie di gialli ambientati nella Roma del I secolo a.C. (Quel che è di Cesare e I morti non fanno festa). Dopo un periodo all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, collabora con l’Università di Roma La Sapienza e insegna materie umanistiche in un liceo romano. Con la Newton Compton. ha pubblicato L’incredibile storia degli imperatori romaniI dieci incredibili avvenimenti che hanno cambiato la storia dell’antica RomaIl grande romanzo di Roma antica Se vuoi essere fico usa il latino.

 

1)    Ti occupi di filologia e storia, due ambiti famosi per il loro rigore. Ma, nella tue opere creative, ricerchi l'emozione. Rigore ed emozione: com'è possibile combinarli?

 

Rigore ed emozione si combinano perfettamente. Il rigore nella ricostruzione storica e nella documentazione nasce proprio dall’emozione che l’Antico suscita in me anche dopo anni e anni di studio e ricerca. Lavorare a un’opera creative con rigore non significa perderci in emozione, ma assicurare una ricostruzione storica e un’attenzione al dettaglio non comuni. Poi, certo, resta un’opera creativa e, dunque, sempre aderenti ai dati non si può essere. Ma quella è la licenza poetica, giusto?

 

2)    Se vuoi essere fico usa il latino: un titolo "provocatorio", palesemente rivolto ai giovani. In che senso un ragazzo di oggi potrebbe diventare più "fico" conoscendo il latino?

 

Cosa significa essere “fichi”? So che non si risponde a una domanda con un’altra domanda (se fossimo in classe, mi rimprovererei), ma questa è una domanda alla quale non si può sfuggire. Essere fichi, per me, significa andare controcorrente in tutto: dal vestiario alle idee, dagli interessi alle scelte. Fico è chi non si pone mai il problema di cosa pensano gli altri; semmai, sono gli altri a doversi omologare a lui o a lei. Dunque, oggi, essere bravi in Latino e usarlo nella lingua di tutti i giorni può benissimo rendere fichi. Il Latino è arduo, usarlo attivamente è per pochissimi: se ci si riesce, allora si è fichi!

 

3)    Il latino è spesso derubricato come "lingua morta". Ma può mai una lingua dirsi davvero "morta"?

 

Finché sarà studiato letto tradotto compreso ricordato amato odiato, morto non lo sarà mai davvero: sarà anzi vivo. Poi, quanto vivo dipende da noi. Alcuni lo usano tutti i giorni e non mi riferisco ai docenti come me: parlo di chi mette qui e là espressioni latine, come “carpe diem”, “lupus in fabula”, “veni vidi vici”. Chi fa del Latino l’ingrediente che da sapore ai discorsi celebra il Latino e lo mantiene in vita. Lingue morte e lingue vive sono per me etichette, nulla di più.

 

4)    Il grande romanzo di Roma antica: a quali e quanti generi di narrativa potrebbe appartenere questo "romanzo vero"?

 

Questo libro è un ibrido, ma in senso buono, come le macchine di ultima generazione, perché di base rientra nella saggistica, proponendosi come manuale di Storia romana per tutti, da chi ne sa poco o niente a chi ne sa, per chi la insegna o per chi se la legge per puro amore verso la Storia. Eppure lo stile, vivace e giornalistico, e il contenuto grandioso (non certo per merito mio, ma perché parliamo della Roma antica!) condito da gossip e curiosità fanno del libro anche un po’ un romanzo (e da qui il titolo). È uno dei libri che sento piacciono di più, usatissimo dagli insegnanti, che si leggono qualche pagina per impreziosire le lezioni e non ripetere gli scarni avvenimenti riportati nei libri adottati in classe. Alcuni miei studenti lo usavano, poi, per preparare delle belle interrogazioni ricche e mature, dal respiro lungo. Mi capitò di coglierli sul fatto quando a ricreazione li vedevo sottolineare delle copie nascoste sotto i banchi.

 

5)    L'incredibile storia degli imperatori romani: un altro titolo a grande impatto emotivo. Com'è possibile emozionarsi e stupirsi davanti al latino e alla storia, due materie scolastiche da sempre percepite come "aride"?

 

Perché appunto a scuola non sono insegnate bene. Mi spiace dirlo e mi scuso sin da ora con quanti invece riescono ad appassionare le loro classi, ma tanti, tantissimi, invece, annoiano. Un docente non deve divertire, ma insegnare; però, se sa anche divertire ed emozionare, allora insegna pure meglio. La storia di Roma antica è una storia immensa, intessuta di grandezza, di eroi, di grandi cattivi, di amore, odio, violenza, tradimenti… è un grande romanzo d’appendice che, a volte, può sembrare incredibile. La Storia va raccontata, ecco, e solo dopo studiata. Ho fatto così nel libro sugli imperatori: mi sono detto che, se li avessi spiegati, avrei spezzato l’incanto e che li avrei spiegati in modo indolore, in punta di piedi, per non destare i lettori dal sogno di Roma in cui li accompagnavo per mano, come un novello Orfeo.

 

6)    Alcuni tuoi romanzi sono gialli, sempre ambientati nell'antica Roma. Come può svolgersi un'indagine all'epoca di Giulio Cesare, in assenza delle tecniche odierne?

 

Le tecniche di indagine in antico erano naturalmente molto diverse dalle nostre: si basavano molto di più sull’osservazione dei dettagli, sulla capacità di leggere più livelli nelle conversazioni e nel saper interpretare le prove materiali in modo più pratico e legato all’esperienza che propriamente scientifico. Alla fine, comunque, sono sempre l’intelligenza e l’acume dell’investigatore, la sua capacità di collegare elementi apparentemente distanti tra loro e di interpretarli in modo corretto rispetto ad una prima lettura, a permettere di risolvere il caso; questi elementi sono al di là dell’epoca storica o delle tecniche di indagine impiegate. 

 

7)    L'investigatore di turno è un liberto e un imbalsamatore di cadaveri. Perché hai scelto proprio questa figura sociale?

 

I motivi sono molteplici. Per prima cosa, ci interessava far conoscere tramite i nostri personaggi un ambiente molto diverso da quello favorito in genere nei romanzi storici romani (senatori o persone vicino all’imperatore o ad altre figure di rilievo). La vita quotidiana di liberti e schiavi ci interessava molto di più come sfondo. In più, da un punto di vista propriamente del giallo, un personaggio di ceto sociale basso ha più possibilità di muoversi in qualunque ambiente senza essere notato, soprattutto un “becchino” che si trova ad assistere a conversazioni tra i parenti del defunto che possono rivelarsi utili all’indagine. L’imbalsamatore ha in più il vantaggio non indifferente di poter esaminare il corpo. Inoltre, sono sempre stato interessato ai riti funerari, al cui studio mi sono dedicato nella tesi di dottorato.

 

8)    Hai scritto i tuoi gialli storici in collaborazione con Laura Zadra. Ci parli un po' di lei e del vostro lavoro condiviso?

 

Laura Zadra è una grande amante dei libri, che legge, cataloga e vende. Infatti, è laureata in Letteratura americana, con un interesse particolare per il romanzo dell’800 (il suo preferito, sia russo che inglese e francese), socia della libreria “Suspense” – l’unica libreria del giallo di Roma (e d’Italia) – e bibliotecaria all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, nel Dipartimento di Filologia greca e latina. Vive i libri a trecentosessanta gradi da quando ha anche iniziato a scriverli, ovvero dal 2015, anno di uscita del nostro primo giallo storico, Quel che è di Cesare (edito da GoWare), primo di una serie che sta per giungere al terzo capitolo. Lavorare insieme alla stesura di un romanzo è un’avventura. Il brainstorming, vale a dire la fase più creativa di tutte, è ricchissimo quando si è in due e in due si possono rileggere e sottoporre a verifica le parti già scritte. I vantaggi sono molti, ci si può dividere il lavoro agevolmente, secondo abilità e interessi. Insomma, un vero lavoro di squadra.


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