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Manèrbe


T’ho mitìt ’n de ’n cantù izì a la nòt,
’ndo che ’l cör el sa scónt
per fàs nöf co’ le ómbre.
G’ho fàt de té el me fónt,
dür d’acque érde de fiöm
che ’n de ’l Tép le sa làå e le sa fónt.
Ta g’hét l’udùr de ’l sùl còt,
de le préde ’mpisàde da ön föc biànc,
fiànc de la cézå che sö ’l cör e sö ’l sànc
de la èciå Minèrvå
la par dórmer en mès a pensér madür.
E con de lé i dórmå i sècoi scür
che i g’ha fàt rós el cör de chèstå tèrå,
gróp de silènsio ’ndo che ’l pà ’l fa guèrå
per nàser amó chèst àn,
izì a le càse vistìde de cità
che le sa mìgå quàtå stóriå v’ocór
per fa’ ’n grà de la stràdå ’ndó che giü ’l cór.

 

Traduzione: “Manerbio. Ti ho messo in un angolo vicino alla notte,/ dove il cuor si nasconde/ per rinnovarsi con le ombre./ Ho fatto di te il mio fondo,/ duro d’acque verdi di fiume/ che nel Tempo si lavano e fondono./ Hai il profumo del sole cotto,/ delle pietre accese da un fuoco bianco,/ fianco della chiesa che sul cuor e sul sangue/ dell’antica Minerva/ sembra dormir fra pensieri maturi./ E con lei dormono i secoli oscuri/ che han fatto rosso il cuor di questa terra,/ nodo di silenzio dove il pane fa guerra/ per nascere ancor quest’anno,/ vicino alle case travestite da città/ che non sanno quanta Storia occorra/ per fare un grano della strada ove si corre.”

Menzione d’onore al premio di poesia “L’arte in versi”, 2^edizione, 2013, bandito dalla rivista Euterpe, dal Blog Letteratura e Cultura, dalla rivista Segreti di Pulcinella e da Deliri progressivi.

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