La Iannotta travolge il lettore con la parola che comunque non esaspera proseguendo regolarmente per le vie di un romanzo incrollabile; con la protagonista, che in fondo sempre è Asha, in grado di pazientare per apprendere al meglio certe nozioni e bearsi di una luce nuova, sotto l’effetto di melodie necessarie per intensificarsi e sprigionare qualcosa d’incredibile, ch’equivale a un segreto dimenticato, che solo se preteso a pelle comporta la sconfitta di mali annebbianti la Coscienza, il raggiungimento in definitiva dell’animo umano.
L’entusiasmo
nel fermare il tempo delle trasformazioni come a volerlo vivere, e ancor più
alla vigilia di una trasferta da
compiere come ben poche, che richiede quindi una premurosità di gesti non
indifferente, ebbene, il lettore può individuarlo… Maria sembrava di avere le
idee ben chiare, non vedeva l’ora, istruitasi e acculturatasi con impegno e
dedizione, di riprendere contatto con la sua autenticità terrena, fatta di
frutti densi e di fiori profumati, come a riflettersi nel Sole, all’infinito…
se non fosse stato che dall’esterno le destò interesse un ragazzo, con le
sembianze della novità che va scrutata, manco si trattasse di un caleidoscopio
emotivo incagliatosi tra i nervi dell’essere umano, suggestionato tanto da
dover perseguire un obiettivo ora come ora lungi dall’avere la meglio
materialisticamente, pur pensando che si era partiti lungi dal far innamorare
Maria, così energica e rivoluzionaria al momento di sorridergli.
Il
romanzo gravita nella consapevolezza d’avere di che espandersi nell’etereo,
ossia minuscole verità da ricongiungere riflettendo sulla maturità che
serbiamo, da far uscire fuori a sorpresa… vedi Emma, il suo cancro che
custodiva in una fisicità protesa all’altrove in contesti determinati
personalmente, alla ricerca di un pianto liberatorio, per riempire una forma di
comunicazione assoluta, che animasse quella ragione in più per suscitare
spontaneità, estroversa all’origine del
bene comune, come a dover tornare bambina, e con la gioia seppur dura da
ribadire colorando la sempiterna età dello sviluppo, di lì a poco.
Tra
le linee della vita qui romanzate il Pensiero si scioglie per un abbaglio di
luce che invita a riemergere da debolezze che sigillano i personaggi in mere
ambiguità, a stare all’aria aperta per generare mai come prima purezza, aldilà
di come si appare, e cioè immobili a scanso di un immaginario, di
un’assicurazione sulla verità, potendo agire stravolgendo il male di esistere
che incarniamo stressando gli altri per giunta, quando piuttosto la solidarietà
va rimessa in ballo, includendo per intero diversi timori e confinamenti,
rischiando guarda caso la vita, al pensiero che trattasi di questioni che prima
o poi ci riguardano, che nutrono la fede nel Prossimo…!
L’autrice
vuol farci capire che chiunque resterà soddisfatto compiendo precisamente ciò
che desta animazione per sé, che chiunque si sentirà d’aver raggiunto il
successo se inviterà gli altri ad amare, a cambiare per respirare di nuovo, il
meglio da iniettare a un senso di trasporto purché questi lo si goda per
davvero; consapevoli che senza prenderci troppo sul serio sarà possibile
elevarci spiritualmente, nonostante la difficoltà di distinguere in un flash il
vero dal falso, l’ansia dovuta dall’avere a che fare con l’immagine eterna di
ciò che siamo.
Sfogliando
le pagine, si può cogliere quella purezza d’animo dalla contemplazione del più
classico dei fenomeni invernali, si stabilisce un contatto umano, terreno, per
riscoprire fantasticamente una complessità di sensi che splende a patto che si
demonizzi l’indifferenza; essendo solidali, difettando giustamente, per
confrontarsi e apprendere nel profondo che la sfortuna non ci riguarda, che le
idee non cambiano subito, appena iniziamo a svolgere una qualsiasi
attività, come a inficiare l’amore
totalizzante, sul nascere.
L’autorevolezza
si registra concretizzando desideri, al contempo si scrivono storie per
appurare dei flop nella vita di ciascun individuo avente un percorso da fare
singolarmente, sì, però potendo ritenersi migliori (nessuno escluso,
ribadisco), e splendere di luce nuova… l’importante è rigonfiare la coscienza
con la forza della volontà, alla scoperta di qualcosa da mantenere per sempre
dentro di noi, probabilmente agendo da disperati, al fine di distinguersi dal
futile, a portata di mano come la felicità ricavabile da gesti esemplari seppur
innocui, oltre le apparenze.
L’autrice
scatena scrivendo la sensazione d’incanto dipesa dall’altrove in un isolamento
innato, per donne che seducono con grazia, mai alludendo a dei piaceri da
consumare, percependo piuttosto il mutamento esistenziale nei loro corpi, coi
giorni che passano lungi dalla svolta radicale, di una mestizia che però induce
a impegnarsi per apprendere come scorgere il lato positivo dell’apatia, per non
farsi travolgere da tormenti propri, tanto da essere costretti a seguire
caotici estraniamenti… guarda caso Delia sapeva mantenere la bontà d’animo
conseguendo stretti rapporti d’amicizia tutt’a un tratto, dimodoché la
quotidianità le scandiva varie esperienze da fare, in mezzo al genere umano,
pulsante, che deve brillare aldilà delle conquiste e dei fallimenti che
giocoforza registriamo.
Verso
la fine, leggendo di Delia, colpisce come colui che piuttosto era propenso a
investire su di lei in quanto scrittrice, ossia Carlo, si sentiva soprattutto
fortunato di averla come amica, di affiancarla cogliendo quindi doni
incredibili che parevano cadere dal cielo, tipo un legame inesauribile se l’uno
rispetta l’altro, e dunque piacevole, desiderabile se si è in grado di ricreare
qualcosa che diverta, che la memoria tralascia quando ci si concentra ad amare
o a voler bene, in maniera distinta… ed ecco perché spesso affinché venga
appurato un affetto bisogna intuirne l’assenza!
La
sincerità viene posta in essere con la sapienza, sapendo talvolta accontentarci
di quel che abbiamo, e dunque risiedendo preferibilmente in un luogo dai vari,
molteplici stili di comunicazione, perenne giacché attivo, che rigeneri corpi
sensibili all’amore, verso creature capaci di focalizzarci appieno nonostante
non sia arrivato ancora il tempo di prendere il nostro posto, anzi, scegliendo
di non scendere sulla Terra, di celarsi nel cielo variabile, per ritemprare
delle mamme assolutamente desiderose di ammettere di stare dalla loro parte… ed
effettivamente Delia cura un dono fuori dal comune per colui che riuscì a
partorire, un essere umano dalle potenzialità infinite purché confortato tra i
respiri da fare amando qualcosa che non abbia prezzo.
Kanaga Edizioni, 2019; Pagg: 146;
Prezzo: 14,36euro.
Dopo gli studi classici si laurea in
Giurisprudenza alla Sapienza di Roma.
Da oltre venticinque anni esercita nella
capitale la professione di avvocato civilista.
Pubblica con la casa editrice Dante
Alighieri nel 2015 un libro di poesie in prosa, dal titolo “Sangria al
Grippiale”, finalista alla prima edizione del Premio Internazionale di poesia
“Sulle Orme di Leopold Sedar Senghor”.
Partecipa a vari concorsi nazionali ed
internazionali di poesia e di narrativa ricevendo premi, menzioni speciali e
riconoscimenti vari.
Con la Federazione Unitaria Italiana
Scrittori (Fuis) è stata selezionata come scrittrice emergente al “Salto” e
alla seconda edizione del concorso letterario “Va in scena lo scrittore”, sia
nella sezione Poesie che in quella Racconti.
Pubblica sulla piattaforma Meetale
raccolte di poesie e racconti brevi.
Vincenzo Calò
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