“Esiste
un istinto del rango, che più di ogni
altra cosa è già segno di un rango
elevato; esiste un piacere alle nuances
della venerazione che lascia indovinare l’origine e il costume
aristocratico. La raffinatezza, la bontà e la superiorità di un’anima diventano
pericolose, se messe alla prova, quando passa loro vicino qualcosa che è di
natura altissima ma che i brividi dell’autorità ancora non proteggono dalla stretta importuna e dalla goffaggine:
qualche cosa che, senza contrassegni, non svelata, tentando, forse
volontariamente velata e mascherata, come una vivente pietra di paragone va per
la sua strada. Chi ha il compito e la pratica di indagare le anime si servirà
di quest’arte, in varie forme, proprio per stabilire l’estremo valore di un’anima,
la gerarchia inamovibile e innata alla quale essa appartiene; egli la metterà
alla prova nel suo istinto di
venerazione. Différence engendre haine: la bassezza di alcune
nature schizza improvvisamente fuori come acqua sporca, se un qualche sacro
recipiente, una qualche cosa preziosa che provenga da scrigni chiusi, un
qualche libro con i segni del grande destino le vengono portati davanti; e d’altra
parte esiste un involontario ammutolimento, un’esitazione dell’occhio, un
acquietarsi d’ogni gesto, nel quale si manifesta che un’anima sente la vicinanza di ciò che è
maggiormente degno di venerazione. Il modo con il quale, nel complesso, è stata
mantenuta viva fino ad oggi, in Europa, la venerazione per la Bibbia è forse la miglior opera di
educazione e raffinamento dei costumi che l’Europa debba al cristianesimo:
libri di tale profondità e di tale altissimo significato hanno bisogno, a loro
protezione, di una tirannia dell’autorità proveniente dall’esterno, per
conquistare una durata millenaria che
è necessaria per esaurirli e interpretarli.
Si
sarà ottenuto molto, se si sarà educata infine la grande massa (quella varietà
di esseri superficiali e dalla digestione rapida) al sentimento che non le è
permesso di toccare tutto; che esistono esperienze sacre davanti alle quali
essa deve togliersi le scarpe e tener lontane le sue mani sudice - è quasi il
grado più alto della sua elevazione all’umanità. Al contrario nulla muove tanto
il disgusto nei cosiddetti dotti, i fedeli delle «idee moderne», come la loro
mancanza di pudore, la loro comoda sfacciataggine dell’occhio e della mano, con
la quale essi toccano tutto, leccano, cercano a tastoni; ed è possibile che
oggi nel popolo, nel basso popolo, cioè tra i contadini, si trovi ancor sempre
una relativa nobiltà del gusto, un
senso della venerazione maggiore che nel demi
monde dello spirito, lettore di giornali, nei dotti.”
FRIEDRICH
WILHELM NIETZSCHE
(1886)
Da:
Al di là del bene e del male. Preludio di
una filosofia dell’avvenire, Roma 1996, Newton Compton, 6^ edizione, pp.
192-193. Traduzione di Silvia Bortoli Cappelletto.
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