Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da maggio, 2015

L'Amico (che si crede) Intelligente

L’Amico (che si crede) Intelligente – d’ora in poi, A.I. –  è una figura sociale che funesta la vita odierna e che può ben esser considerato una filiazione della "donna Prassede" .             L’A.I. è quello che trova sempre il tuo cellulare di modello superato, la tua città troppo provinciale e la tua carta igienica troppo ruvida.             L’A.I. è quello che, quando ti visita a casa tua, ha sempre osservazioni da fare sulla tinteggiatura delle pareti, sulle abitudini dei coinquilini, sul tuo stile di cucina.             È quello che, di punto in bianco, salta fuori a dirti: «Quante lentiggini! Hai mai pensato di usare il fondotinta? »; «Quanto mangi! Hai mai pensato che potresti ingrassare?» «Non sarebbe ora di tingerti i capelli?»; «Non sarebbe il caso di introdurre l’ananas marinato nella tua dieta?» ...

Lobby di qua, lobby di là...

Come ho accennato nel post Cavoli riscaldati , essere un anello di congiunzione fra due mondi può far incorrere in esperienze interessanti. Per esempio, quella di subire la stessa accusa da parte di due fronti diversi. Sorvolo su facili osservazioni come “molti nemici, molto onore” o “chi non fa nulla va bene a tutti”. In breve: quando ho sposato posizioni filocattoliche (solitamente, in materia di bioetica) ho ricevuto tacce di “lobbysmo” («La lobby vaticana priva le donne della libertà di autodeterminazione», ecc.). Quando ho parlato di “matrimonio egualitario”, “famiglie arcobaleno”, “omofobia”, riecco la famosa parolina: «Sono invenzioni della lobby gay!»             Ora, a furia di sentirmi propinare la stessa minestra in situazioni tanto differenti, ho pensato bene di andare a conoscere ‘sta signora Lobby della porta accanto e di presentarla pure ai miei trentaquattro lettori (scusa, don Lisander, ma è esattamente il numero...

Orgoglio e supplizio

“Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, [Gesù] si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?» Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio.” (Lc 9, 51-56)

Il vero volto del fato

"Ora dimmi come hai potuto essere crudele con me, crudele e falsa. Perché mi disprezzasti? Perché ingannare il tuo stesso cuore, Cathy? Non mi viene una sola parola di conforto. Tu meriti questo. Ti sei uccisa da te stessa. Sì, puoi baciarmi, e piangere; e strappare baci e lagrime a me; essi saranno la tua rovina... la tua dannazione. Tu mi amavi; che diritto avevi di lasciarmi? Che diritto? rispondimi. Lasciarmi per quel misero capriccio che ti prese di Linton? Giacché né la miseria né la degradazione, o la morte, né qualunque pena che Dio o Satana potessero infliggere, avrebbero potuto separarci, tu lo facesti di tua stessa volontà. Non io ho infranto il tuo cuore, tu l'hai infranto; e nell'infrangerlo, hai spezzato il mio." EMILY BRONTË Da: Cime tempestose, Torino 1992, Einaudi, cap. XV (traduzione dall'inglese di Antonio Meo).

L'elefante nel salotto

Quando si discorre con una Sentinella in Piedi di questioni LGBT, è piuttosto facile – per non dire certo – che essa accusi i militanti avversari di “vittimismo” e che sia certa di conoscere le loro “vere intenzioni”. Ora, per conoscere le “vere intenzioni” di qualcuno meglio del diretto interessato bisogna essere, come minimo, il Mago Silvan e non mi risulta che egli militi fra le Sentinelle. Parlare di “vittimismo”, poi, è troppo facile, quando si tratta dei problemi degli altri. Per cui, mi sento di esprimere qualche considerazione circa i presupposti delle Sentinelle. Visto che io non ho la presunzione di “smascherare le vere intenzioni” altrui, partirò dalle affermazioni con cui i diretti interessati si presentano, sul loro sito  o nelle loro conversazioni con la sottoscritta. 1.       La strategia di Arcigay si basa sul vittimismo e sulle mezze verità. Le Sentinelle danno fastidio, perché smascherano le vere intenzioni delle associazioni LGBT. A ...

Una domenica fra donne

Al centro del tavolino rotondo, il piatto con gli assaggi pescati dal buffet. Una bottiglia di Gutturnio va vuotandosi.             Il sole, su quel giardino coi gazebi, è limpidissimo. Le ragazze siedono in crocchi, o passano come farfalle, nei loro abiti fiorati. Nel gruppo del tavolino rotondo, fervono le notizie sul dopolaurea delle conoscenti.             «E lei? Si è sposata?» domanda la prima amica alla seconda. «No» risponde l’altra. «Lui è stato assunto in uno studio legale, ma non viene pagato». «E lei?» «Oh, lei ha già un lavoro fisso e guadagna per tutti e due. Ha trovato la casa e paga le bollette. Ma lui non vuol saperne di farsi mantenere, nemmeno temporaneamente. “Ma che uomo sono io, in queste condizioni?” le ha risposto. Fra l’altro, lui non vuole che i suoi genitori gli paghino il matrimonio. “Ma sposami pure in Comune, con l’anello di bigiotteria...

Le buone intenzioni

La via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. I vecchi proverbi tendono a prenderci alle spalle. Dev’essere questo il fascino pietrificante di Dracula Untold (2014; regia di Gary Shore). C’entra anche quell’ Untold, che sottintende la pretesa di rivelare ciò che del celebre vampiro “non è stato ancora detto”. Impresa davvero difficile. Eppure, il film fa proprio questo. Qui, Dracula è Vlad III di Valacchia (1431 – 1476/77), Figlio del Drago e principe che difende il proprio popolo dalle pretese turche. L’intento storico-eziologico era già presente nella pellicola cult di Francis Ford Coppola,  Bram Stoker's Dracula  (1992). Qui, però, non si tratta solo di una cornice, bensì dell’intera trama.              Vlad III Dracula (Luke Evans)  è vassallo del sultano Mehmed II (Dominic Cooper), col quale ha condiviso l’infanzia. Il ricordo di quel tempo, però, non è idilliaco. Per un ragazzino allontanato d...

Manerbio, Palestina

Ultima Cena, edizione 2015 La Via Crucis vivente è un appuntamento fisso per i parrocchiani di Manerbio ormai da quasi un trentennio. Non ha mai perduto interesse, sia per la suggestione di rivivere in prima persona la storia sacra, sia per l’oggettiva perizia con cui è organizzata. Il 2015 ne ha vista un’edizione ampia, che ha coinvolto – oltre all’immancabile oratorio “S. Filippo Neri” – anche viuzze d’età veneranda come vicolo Dogana e vicolo Ritorto, nonché la Strada dei Roncagnani e Villa Di Rosa. L’organizzazione spetta, tradizionalmente, alle diaconie; la terza, per esempio, ha messo a disposizione la chiesa di S. Faustino, per la conclusione del percorso. Ad avviare la tradizione, però fu la quarta, nel 1986.             L’idea di ripercorrere il cammino di Cristo verso il patibolo deriva dall’usanza dei pellegrini che, a Gerusalemme, visitano i luoghi della Passione. Come spiega il mensile parrocchiale Il Ponte (marz...

I Bonera, dinastia di artigiani

Esistono ancora i resti della loro storica fucina, in una via manerbiese che si chiama – appunto – Via Maglio. L’impiego del suddetto maglio fu concesso in enfiteusi alla famiglia Bonera dal Comune di Manerbio nel 1845. L’atto originale della concessione enfiteutica è custodito, insieme ad altri cimeli e documenti, da Sergio Bonera e dai suoi familiari.  Una concessione simile era stata fatta a un certo Marco Antonio Molteni, nel 1816. Con l’arrivo dei Bonera, però, fu inaugurata una tradizione artigianale duratura. Generazione per generazione, essi impiegarono la forza motrice dell’acqua della Röšå (un fosso affluente del Mella) per far funzionare la loro fucina. L’impiego dell’acqua era concesso per il periodo invernale; d’estate, essa era destinata a irrigare i campi.             Secondo l’albero genealogico ricostruito da Nicola Bonera grazie agli archivi parrocchiali, le origini della famiglia rimontano al 1757. Una r...