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Visualizzazione dei post da luglio, 2015

La vergine di ferro I,7

Parte I: Labirinti 7. La facciata d’arenaria di S. Michele Maggiore – un vanto della Pavia romanica – si levava di fronte al suo omonimo, Michele Ario. Entrò e la penombra lo avvolse, compiacente.             I due uomini seduti al tavolino di fianco all’ingresso lo salutarono rispettosamente. «Salve, dottore!» «Buongiorno» ricambiò lui. «Vi spiacerebbe aprirmi il cancelletto che chiude il Labirinto?» «Nessun problema». Uno dei due si alzò e guidò Ario lungo la navata. Superarono il punto che – come voleva un’iscrizione – era un tempo adibito alle incoronazioni degli aspiranti re d’Italia con la Corona Ferrea e salirono le scale del presbiterio. La guida trasse un paio di chiavi dalla tasca e aprì un basso cancelletto.             Ai piedi di Ario, si stendeva il vasto frammento di mosaico conosciuto come “il Labirinto”. Esso era sormontato da una fascia...

A prova di sangue

L’infermiera prepara l’ago per il prelievo.  «Preferisce sedersi o sdraiarsi?» La ragazza – quasi ventisei anni – sceglie lo sgabello. Una settimana prima, si è presentata nella sede AVIS di quella piccola città e ha fatto domanda d’iscrizione. Perciò, ecco che si sottopone a tutti gli esami di rito, per verificare la bontà di quel sangue che tutte le zanzare locali hanno già degustato e apprezzato.             «Data di nascita… ecco…» Lei conferma, mentre l’infermiera rilegge le carte. «Hai più o meno l’età dei miei figli» constata quest’ultima, compiaciuta. «Hai fatto il liceo qui, vero? Magari, li conosci pure…» Li nomina e l’aspirante donatrice li riconosce entrambi. Del resto, è difficile non riconoscersi fra coetanei, là dove lei vive.             Finito il prelievo, è pronta l’impegnativa per l’elettrocardiogramma e la radiografia. L’infermiera dà le ...

Strani costumi

"Guilbert ebbe uno strano sorriso: - Il mio amico mugnaio, come spesso i mugnai, è un personaggio un poco strano. Ha due mogli, una più bella dell'altra. Quindi, secondo l'umore della sera, dorme ora con l'una ora con l'altra. Per questo le due stanze servono a lui entrambe. - Ma non può essere! Una delle due sarà la moglie e l'altra una concubina, - esclamò Hadlaub pieno di stupore. - Ma... Io non m'intendo di queste sottigliezze. Sarà come dite voi che avete studiato. So che le tratta tutte e due con molto rispetto, come si deve trattare una moglie, e le ama moltissimo, ne sono certo. D'altra parte, vedrete voi stesso con i vostri occhi, quando saremo arrivati. A proposito, è ora di ripartire, il sole sta calando e tra non molto sarà buio. Rimontarono a cavallo e si avviarono. Cavalcando, Hadlaub ripensava alle parole di Guilbert sul mugnaio. Com'era possibile che un uomo avesse due mogli? La legge non lo consentiva, ma nemmeno il buon viver...

Il castello e il bue

Da una parte, la Castiglia del XVI secolo; dall’altra, un’eco del mondo rurale indiano e cinese. Diverse tradizioni spirituali – non esclusa quella sufi – hanno sentito il bisogno di rappresentare l’evoluzione dell’esperienza mistica sotto forma d’un percorso. A essere diverse sono le metafore scelte per farlo, tratte dai vari contesti quotidiani e concreti. Mi è perciò venuta la curiosità di accostare il Castello interiore di S. Teresa d’Avila (1515-1582) ai Dieci Quadri sulla Cattura del Bue (XII sec. d.C.).             Il primo è lo scritto più sistematico lasciato dalla mistica spagnola e descrive il cammino verso Dio (nascosto nel centro dell’anima) come l’attraversamento di sette dimore di un castello (l’anima umana, appunto). La seconda è una serie di dipinti che ha conosciuto diverse versioni, con aggiunte successive; essa rappresenta la ricerca di un bue da parte del contadino che l’ha smarrito. I Dieci Quadri rien...

La vergine di ferro - I,6

Parte I: Labirinti 6. Secondo Flashback Dapprima, fu la palpebra a muoversi, come per una volontà a lei intrinseca. Poi, le ciglia si sollevarono, svelando le pupille al buio della notte. Un peso plumbeo gravava ancora sull’encefalo di lei. Ma, ora, poteva sentirlo. Piano piano, gli impulsi scorsero per il collo, la schiena, gli arti. L’indice della mano destra vibrò. Una nausea terribile stordiva Nilde. Quando cominciarono a risvegliarsi i piedi, l’alluce toccò qualcosa di freddo, morbido e liscio. La stessa superficie fu avvertita dai gomiti e dal colmo del cranio.  Sentì che i suoi capelli erano tirati e appuntati con forcine. Queste iniziarono a darle fastidio. Mosse istintivamente la mano sinistra ed essa urtò un oggetto duro e cilindrico. Il manico di una katana.             Per le sue membra, scorse un impulso improvviso e violento. Si rese conto, tutto ad un tratto, che il suo corpo era dis...

Restiamo umani

Qualcuno dice che, dopo gli anni Settanta, il privato è divenuto politico. Un mio amico ha persino asserito che la privacy sia una vergognosa invenzione borghese.             Ora, dico la mia. E pazienza se la risposta non sarà colta come ci si aspetterebbe da una laureata in Lettere. M’ispirerò comunque a un grande come Ugo Fantozzi: Tutto questo è una c****a pazzesca. O meglio: posso comprendere le ragioni di chi ha militato in quella precisa situazione, in cui tutti i costumi considerati “intoccabili” andavano ridisegnandosi turbinosamente, a partire dalla sessualità e dalla famiglia. Io non mi trovo “in quella precisa situazione”. Semmai, ne sono figlia. Vivo in una società talmente elastica – quanto a “libertà di comportamento” – da lasciar persino spazio a vecchi bigottismi – forse, per nostalgia. Poi, ci sono i nuovi bigottismi, anche questi per nostalgia. Nostalgia di un momento storico in cui si era davvero convi...

Suolo e nuvole

" Milano, 1 marzo 1932 Antonello, le tue parole mi hanno fatto male, tanto, tanto; ma sono molto calma e vedo senza turbamento quanto di vero mi hai detto e voglio tentare di spiegarti, se ancora mi vuoi ascoltare e la mia voce non ti è ormai fastidiosa, quanto di non vero tu pensi dell'anima mia. [...] Io oggi non so più se tu allora raccogliesti le mie parole; ma allora mi sembrò che veramente qualche cosa di duro si sciogliesse tra noi e te lo dissi - ti rammenti? - e piangevo di dolcezza e tu non mi dicesti, come ora, che il piangere mi fa brutta, ma così mi dicesti: 'Stellina, sei più bella quando pensi delle cose come queste' e mi baciasti la fronte... Ed ora mi accusi di insincerità. Che cosa hai ora da rimproverarmi che allora non esisteva?... [...] Tu non ammetti che oggi si senta e si creda vera una cosa e che domani la si riconosca falsa? Oppure pensi che, pur riconoscendo sbagliato uno dei nostri atti passati, questo atto ci obblighi a credere a...

Parola per parola

«Uuh, c’è uno che ti piace, allora? Vuoi che ti diamo il suo numero? Vuoi che gli parliamo? Ma dai… perché non dici niente? Siamo amiche, no? Non fare la stronza…»              Ecco uno spaccato della tipica conversazione fra ragazze della stessa compagnia, in età dai 13 anni in su. Nonché il motivo per cui evitavo come la peste, da adolescente, i gruppi totalmente al femminile. C’entrava la mia educazione, improntata a una riservatezza quasi claustrale. Col passare degli anni, ho superato quell’embargo troppo rigoroso e ho fatto emergere maggiormente la mia naturale faccia di bronzo. Ma sempre mantenendo un intimo fastidio per un certo tipo d’atteggiamento: il porre la confidenza assoluta e incondizionata come pegno dell’amicizia.             «Perché non mi hai detto che sei uscita con quella persona? Come mai non hai invitato anche me? Perché sei passata in quel p...

Saggia ignoranza

"Il signor della casa allora alquanto sorridendo, a Rinaldo levò il viso; ma chi ben lo notava, più di pianto parea ch'avesse voglia che di riso. Disse: - Ora a quel che mi ricordi tanto, che tempo sia di sodisfar m'è aviso; mostrarti un paragon ch'esser de' grato di vedere a ciascun c'ha moglie allato. Ciascun marito, a mio giudizio, deve sempre spiar se la sua donna l'ama; saper s'onore o biasmo ne riceve, se per lei bestia, o se pur uom di chiama. L'incarco de le corna è lo più lieve ch'al mondo sia, se ben l'uom tanto infama: lo vede quasi tutta l'altra gente; e chi l'ha in capo, mai non se lo sente. [...] Se vuoi saper se la tua sia pudica (come io credo che credi, e creder déi; ch'altrimente far credere è fatica, se chiaro già per prova non ne sei), tu per te stesso, senza ch'altri il dica, te n'avvedrai, s'in questo vaso béi; che per altra cagion non è ...

I Macc dè le Ure, una pioggia di folk

Sabato 13 giugno e domenica 14 giugno 2015 sono stati i giorni della “Fest’ACLI” di zona per il circolo di Manerbio. La seconda serata ha regalato scrosci di pioggia torrenziale alle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani radunate sotto il Palatenda di via Duca d’Aosta; ma il rumore dell’acqua inaspettata è stato soffocato da ben altra musica. Uno spazio era stato infatti riservato a “I Macc dè le Ure”, un gruppo musicale folk che circola per feste ed eventi paesani a ravvivare la memoria delle canzoni popolari bresciane. Nato nel 1994, contava, inizialmente, quattro componenti: Emanuela Biancardi (voce – chitarra); Federica Cressi (voce); Tarcisio Lanfredi (voce – chitarra); Federico Passi (voce – chitarra – flauto). Da circa dieci anni, si sono aggiunti Gianna Rizzo (voce – armonica) e Renato Bertelli (voce – chitarra). Il loro repertorio deve molto alla memoria degli anziani, che hanno consegnato versi di lavoro, amore e osteria. Qualche integrazione dei testi è stata necessari...

Un imprevisto frammento d'arte

A memoria dei manerbiesi, il n° 8 di Piazza Italia è sempre stato una farmacia. La dott.ssa Bresadola (proprietaria del locale) le ha attribuito circa due secoli di età. È appartenuta, per generazioni, ai Bontardelli; è stata “Farmacia Priori”; ora, è “Il piccolo fiore” di Antonella Antonini, negozio di alimenti senza glutine, biologici e dermocosmesi naturale. Quello che colpisce chi entra, però, è il soffitto affrescato.              Lo ritrovò proprio il dott. Matteo Priori (ora, esercitante qualche numero civico più in là), nel giugno 2008. Durante i lavori per sistemare l’impianto elettrico, fece capolino la superficie dipinta. Il farmacista informò amici restauratori di Brescia, che provvidero a pulire gli affreschi con un semplice spazzolino da denti e acqua. Ne risultarono finte cornici, finti incassi e girali di foglie tipici del gusto di fine ‘600 per la decorazione di interni. In particolar modo, questo tipo di...

Per chi suonano le campane?

Chi era nei pressi della Torre Civica di Manerbio, il 23 giugno 2015, ha potuto assistere a un curioso spettacolo: le campane venivano estratte dalla propria cella e calate a terra. Si trattava di un evento previsto almeno dal marzo dello stesso anno. Il mensile parrocchiale Il Ponte (Anno LVIII – N.2 – Marzo 2015) aveva annunciato, infatti, che gli isolatori in legno che ammortizzavano le vibrazioni delle campane si erano deteriorati (pag. 48). La supervisione della delicata operazione, naturalmente, è spettata all’arciprete don Tino Clementi; a rappresentare il Comune (proprietario della torre), c’era il giovane assessore alla cultura, Fabrizio Bosio.             D’altronde, le belle canterine in bronzo, pur non dimostrandola, hanno una certa età. Quelle attuali furono innalzate nel 1947, a sostituire quelle di cui la parrocchia di S. Lorenzo Martire era stata privata durante la Seconda Guerra Mondiale. Infatti, un decreto de...