Parte III: Colloqui 8. Finalmente, Nilde e Michele Ario erano l’uno di fronte all’altra – la katana stretta da ambedue le mani e puntata all’altezza degli occhi dell’avversario. Eppure, non c’era traccia di sudore, sulle loro fronti. Riuscivano a gustare la brezza primaverile che soffiava sui loro volti, talora, qualche petalo di ciliegio. La luna illuminava lo spiazzo in cui si trovavano. Irene Serra assisteva nell’ombra. Le spade cominciarono un colloquio muto e argentino, disegnando archi nell’aria. Si interrogavano, si provocavano, si rispondevano, si abbracciavano e si discostavano, come corpi. Quella di Nilde descriveva sei anni di silenzio trascorsi per amore dell’incolumità di un altro, nella paura che non uscisse più vivo dalla casa dello zio. Descriveva l’orrore d’essersi ritrovata in una bara, con le membra che non le rispondevano e l’encefalo ottuso dalla nausea. Urlava il desiderio di for...
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