Ultima Cena, edizione 2015 |
La
Via Crucis vivente è un appuntamento fisso per i parrocchiani di Manerbio ormai
da quasi un trentennio. Non ha mai perduto interesse, sia per la suggestione di
rivivere in prima persona la storia sacra, sia per l’oggettiva perizia con cui
è organizzata. Il 2015 ne ha vista un’edizione ampia, che ha coinvolto – oltre
all’immancabile oratorio “S. Filippo Neri” – anche viuzze d’età veneranda come
vicolo Dogana e vicolo Ritorto, nonché la Strada dei Roncagnani e Villa Di
Rosa. L’organizzazione spetta, tradizionalmente, alle diaconie; la terza, per
esempio, ha messo a disposizione la chiesa di S. Faustino, per la conclusione
del percorso. Ad avviare la tradizione, però fu la quarta, nel 1986.
L’idea di ripercorrere il cammino di
Cristo verso il patibolo deriva dall’usanza dei pellegrini che, a Gerusalemme,
visitano i luoghi della Passione. Come spiega il mensile parrocchiale Il Ponte (marzo 1991, pag. 31), la
diffusione in Italia di questo pio esercizio si deve a S. Leonardo da Porto
Maurizio, che lo inaugurò al Colosseo nell’anno giubilare 1750. A Manerbio, è
usuale per le diaconie organizzare Vie Crucis nei venerdì di Quaresima. La
novità del 1986 fu quella di aggiungere la ricostruzione plastica delle scene
evangeliche, con figuranti in costume.
Le Stazioni (tappe) della Via sono
quattordici. La IV diaconia di Manerbio (“Madonna di Caravaggio”, zona oltre il
Mella) ne mantenne sei e ne aggiunse una, quella della Resurrezione. Questo
schema fu sostanzialmente conservato nel 1991, quando l’organizzazione
coinvolse l’oratorio. Il 1996 vide l’adozione di un cammino simile a quello del
2015: il percorso “dei vicoli”. Anche allora, l’organizzazione spettò alla III
diaconia (S. Faustino). L’ultima tappa fu inscenata non dai figuranti, ma dai
simboli della Passione di Cristo. Questa soluzione o simili (una semplice croce
con un sudario appeso) hanno più volte evitato una scena impegnativa e
lievemente pericolosa. Anche se (nel 1986, nel 1998, nel 2000 e nel 2015) il
protagonista si è davvero prestato a farsi legare alla croce.
Processo davanti a Pilato, edizione 2002 |
Crocifissione, edizione 2015 |
Nel 1998, il timone
dell’organizzazione tornò alla IV diaconia; la processione vide la
partecipazione di cento o centocinquanta fedeli. Nel 2000, le “stazioni
quaresimali” animate da tutte le diaconie manerbiesi furono percorse col
pensiero rivolto al Giubileo indetto per quell’anno e dedicato alla “purificazione
della memoria” (Il Ponte, maggio
2000, pag. 31). La processione approdò nella chiesa parrocchiale, dove era
stata allestita la riproduzione del sepolcro. Nel 2001 e nel 2003, la Via
Crucis vide l’accompagnamento musicale del coro di S. Luca, venuto dalla chiesa
di S. Pietro dei Padri Carmelitani in Castello a Brescia.
La partecipazione, negli anni, è
andata crescendo: la Via Crucis vivente ha il fascino immediato delle fiaccole
nel buio, delle scene colorate e – soprattutto – d’una storia tragica a lieto
fine, che vorrebbe essere quella d’ogni uomo.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 95, aprile 2015, pag. 16.
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