“Quel
mattino, Pryderi era inquieto. Per un attimo solo - quando vide sua madre
avvicinarsi alla tavola pronta, il braccio di Manawyddan che le cingeva le
spalle - il suo umore si illuminò della vecchia, affettuosa malizia. Ma poi
tornò a farsi greve come il corpo di una donna incinta prossima a partorire.
[…] Kigva e Manawyddan lo guardavano, con meraviglia e preoccupazione. Rhiannon
l’osservò per un poco, poi parlò.
«Figlio, è un volto nuovo, quello
che mostri ora, e io preferivo l’altro.»
Pryderi
rovesciò la testa all’indietro e la guardò con aria di sfida.
«Neanche
a me piace. E presto dovrò fare qualcosa che piacerà ancor meno a tutti e due.
Perché quel Caswallon figlio di Beli che ora si fa chiamare Sommo Re, presto
saprà che sono tornato a casa, se già non lo ha sentito raccontare, e se io non
andrò a rendergli omaggio, diventerà sospettoso e verrà forse a esigerlo.»
Tacque e lanciò un’occhiata a sua
madre, come se fosse tutta colpa sua, e quando lei gli ricambiò lo sguardo per
niente spaventata, lui lanciò un’occhiata di fuoco al soffitto.
«Non vedo altra via d’uscita che
recarmi da lui a ossequiarlo, e se bisogna proprio bere latte acido, è meglio
farlo subito.»
Tacque di nuovo e fissò con gran
severità il pavimento, le pareti e il soffitto. Guardò tutto con cura, tranne i
tre che amava di più.
Temeva, temeva disperatamente, ciò
che essi potevano pensare di lui. Manawyddan, il suo legittimo Re, al quale
questo omaggio reso all’usurpatore poteva ben sembrare codardia e tradimento.
Sua madre, ora legittima Regina di tutta l’Isola dei Potenti, che poteva vedere
le cose nella stessa luce. E Kigva che lo aveva sempre creduto il più
coraggioso e il più forte degli uomini. In grado di schiacciare tutti i nemici
sotto il suo tallone.
Si aspettava che prorompessero in un
coro sgomento di orrore e di rabbia. Si aspettava che tacessero, e il loro
silenzio era la risposta che più riteneva probabile e che maggiormente temeva.
Ciò che accadde lo sorprese come
null’altro sulla terra avrebbe potuto sorprenderlo. Rhiannon prese un boccone
di carne, e rispose con calma disinvoltura, ma con ammirazione velata nella
voce: «Figlio, stai facendoti adulto.»
«È
l’unica cosa che puoi fare,» disse Manawyddan. «Il Dyved non può mettersi da
solo contro tutta l’Isola dei Potenti, e conducendomi qui hai forse già
suscitato i sospetti di Caswallon. Hai ragione. Più presto andrai, meglio sarà.»
[…]
Pryderi […] era coraggioso. Fosse stato per lui,
avrebbe combattuto di buon grado contro quel re-mago usurpatore, nonostante il
suo potere di uccidere rendendosi invisibile. Non ammirava il buon senso, più
di quanto un giovane ammiri una donna brutta, ma ora non poteva sacrificare se
stesso senza sacrificare altra gente, anzi, tutto il Dyved. Così, poiché
proteggere loro equivaleva a cessare di ammirare se stesso, il suo piano, per
quanto poco eroico potesse sembrargli, era probabilmente l’azione più nobile
che avesse mai compiuta…”
EVANGELINE
WALTON
(1972)
Da:
I Mabinogion, Milano 2004, TEADUE,
pp. 322-324. Traduzione di M. Benedetta de Castiglione.
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